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Guidati dal dio Giano

1/17/2015 | Francesco D'Arco

L’industria dei fondi comuni per continuare a crescere ora deve farsi trovare pronta ai grandi cambiamenti dei prossimi anni. Mentre le reti di promozione finanziaria...


Giano era una delle più antiche divinità romane: dio del cambiamento, rappresentato come un busto con due volti, nel tempo è diventato simbolo anche del bifrontismo e dell’ambiguità di chi muta opinione a seconda della convenienza impedendo il cambiamento. Ma le sue origini lo vedono come divinità in grado di favorire le evoluzioni grazie allo sguardo in direzioni opposte: l’inizio e la fine, l’entrata e l’uscita, il passato e il futuro. Non è un caso che a Giano (Ianus) venne dedicato il primo mese dell’anno: gennaio (Ianuarius). E il 2015 del risparmio gestito e della consulenza finanziaria inizia sotto il segno di Giano, nella sua doppia veste di protettore dei cambiamenti e simbolo dell’ambiguità (freno allo sviluppo).

Nel caso del risparmio gestito, e dei fondi comuni in particolare, registriamo la protezione di Giano. Se ci voltiamo indietro vediamo un anno ricco di soddisfazioni e di record per l’industria: circa 120 miliardi di euro di raccolta netta in tutto il 2014, oltre 1.560 miliardi di patrimonio totale, una crescita dei flussi anno su anno per le singole categorie di fondi che varia da un +40% per i flessibili ad un +110% circa per gli obbligazionari. Numeri importanti che fanno varcare la porta del 2015 con grande entusiasmo ma anche con una consapevolezza: l’industria per continuare a crescere ora deve farsi trovare pronta ai grandi cambiamenti dei prossimi anni. Insomma: vietato cullarsi sugli allori. Il futuro è ben sostenuto dai risultati dell’anno scorso e del 2013 (in 24 mesi sono stati raccolti oltre 180 miliardi), ma adesso le sfide vanno oltre la “semplice” raccolta. Con i mercati sempre più difficili da interpretare, con le direttive europee che si apprestano a cambiare definitivamente le regole del gioco (Mifid II, Ucits V, Prips, Eltif prendono sempre più forma), con gli investitori che richiedono maggiore protezione dalla volatilità e dal nuovo mondo privo di porti sicuri, serve un modello di business di lungo periodo, una strategia non solo basata sulla creazione di prodotti innovativi, ma anche su un supporto ai partner distributivi sempre più completo e dinamico in grado di reagire in anticipo ai cambiamenti razionali ed emotivi dei mercati e degli investitori. Qualcosa a riguardo si sta già muovendo e una delle risposte del 2014 è stata spesso rappresentata dal multi-asset: termine ancora ricco di contenuti ma sempre più di moda. Una delle grandi sfide del 2015 sarà proprio quella di non svuotare il concetto di multi-asset ma di arricchirlo, farlo evolvere e renderlo a tutti gli effetti la strategia ideale per il futuro (o forse sarebbe meglio dire le strategie ideali del futuro, dal momento che non esiste un solo modo di offrire multi-asset) e non ridurlo ad uno slogan. E qui servirà la lungimiranza tipica dell’antico dio Giano e del suo doppio sguardo sempre orientato al cambiamento, al futuro.
Diverso il discorso se guardiamo al mondo della promozione finanziaria. Sul fronte dei numeri, anche in questo caso, lasciamo alle spalle un anno importante (oltre 20 miliardi di raccolta netta e più di 300 miliardi di patrimonio) e ora si guarda al futuro con l’obiettivo di compiere un’ulteriore evoluzione verso la consulenza a tutto tondo (non solo finanziaria) richiesta dai clienti. Ma mentre le reti, da questo punto di vista, si stanno già muovendo (come rivela la coverstory di ADVISOR e la scelta di creare a partire da questo mese una sezione ad hoc dal nome “FINANCIAL ADVISOR” dedicata ai “nuovi pf”), la normativa italiana in tema consulenza sembra arenata. Il 2014, a riguardo, sarà infatti ricordato per le due fumate nere (di agosto e di dicembre) sul futuro albo unico dei consulenti finanziari. In entrambi i casi ha vinto l’ambiguità del moderno Giano Bifronte che ha impedito il cambiamento non riuscendo a far superare nelle stanze della politica italiana l’antica diatriba tra indipendenti e consulenti finanziari (ex-promotori finanziari). E così mentre l’industria corre spedita verso il cambiamento dettato dalla Mifid II, la politica si dimena e fatica ad accettare il cambiamento dettato nel lontano 2007 dalla Mifid I, trasformando così il bifrontismo in dannosa miopia.

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