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Consulenti (ex-promotori), l’occasione per cambiare

1/16/2016 | Francesco D'Arco

La nascita dell'Albo Unico dei Consulenti Finanziari è un'opportunità unica per diffondere la cultura della consulenza. Ma anche per...


Da quel lontano novembre 2007, che vedeva l’entrata in vigore in Italia della Mifid 1 e apriva le porte al mondo dei consulenti finanziari indipendenti dotati di un loro Albo, sono trascorsi otto lunghi anni durante i quali abbiamo assistito ad una vera e propria Odissea che si è definitivamente conclusa il 22 dicembre 2015 con l’approvazione della Legge di Stabilità 2016 che ha ufficialmente trasformato l’attuale Albo dei Consulenti Finanziari (ex-promotori finanziari) in Albo Unico dei Consulenti Finanziari
Un albo che sarà composto da tre diversi elenchi: quello dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (gli attuali consulenti finanziari (ex-promotori finanziari)), quello dei consulenti finanziari autonomi (i consulenti fee-only), e quello delle società di consulenza. Non solo. Con la nascita del nuovo Albo Unico il futuro Organismo per la Tenuta dell’Albo assumerà anche le funzioni di vigilanza oggi affidate alla Consob che, invece, manterrà la vigilanza di secondo livello sull’organismo stesso.
Così dopo tanti annunci, rinvii, false partenze l’industria può pronunciare senza esitazioni l’avverbio “finalmente”: finalmente si è chiusa un’Odissea che a tratti sembrava quasi una farsa; finalmente saranno istituzionalizzati (e regolamentati) quei professionisti che dal 2007 possono fornire un servizio di consulenza finanziaria fee-only in maniera autonoma (ovvero senza mandato); finalmente l’Organismo assumerà anche le funzioni di vigilanza e non sarà più un ente “monco”. 
Fin qui le certezze. Noi, però, speriamo che con la nascita dell’Albo Unico finalmente i dibattiti si spostino sempre di più verso i contenuti della consulenza finanziaria e meno su questioni formali quali, ad esempio, la “denominazione” dei singoli professionisti. Anche perché, senza nulla togliere alle motivazioni che hanno alimentato le discussioni sul concetto di “indipendenti” o “autonomi”, ricordiamolo: l’Albo Unico dei Consulenti Finanziari non obbliga i professionisti a specificare al cliente l’elenco di appartenenza. Insomma, una volta dimostrata l’iscrizione all’Albo ci si potrà presentare di fronte al risparmiatore anche solo semplicemente come “consulente finanziario”. 
Ma le direttive europee non lasciano invece molta scelta e, a più riprese, hanno sottolineato l’importanza (e l’obbligo) di specificare bene al cliente la tipologia di servizio che gli viene offerto. Ed è su questo punto che ora i dibattiti si dovranno concentrare. Anche perché il futuro Albo Unico dei Consulenti Finanziari sarà particolarmente affollato: oltre ai consulenti finanziari (ex-promotori finanziari), ai consulenti fee only, ai gestori personali del mondo bancario, ai private banker vedrà l’ingresso anche degli agenti assicurativi. È evidente che, pur vivendo tutti nella stessa “Casa della Consulenza”, questi professionisti dovranno usare la massima trasparenza con il cliente e mettere in evidenza le differenze di servizio esistenti tra di loro. Noi speriamo che queste differenze vengano mostrate non seguendo la logica della “pubblicità comparativa” che denigra l’avversario, ma evidenziando le proprie peculiarità e i vantaggi che sono offerti al cliente. Un cliente che, se guardiamo alle recenti vicende che hanno coinvolto i risparmiatori in possesso di azioni e obbligazioni subordinate delle quattro banche salvate (Banca Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti) ha un forte bisogno di trasparenza e di consulenza (vera).
La nascita dell’Albo Unico dei Consulenti Finanziari è un’occasione unica per diffondere la cultura della consulenza finanziaria e per favorire finalmente lo sviluppo di un ampio (e sano) mercato della consulenza.

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