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Keep calm and carry on

2/8/2016 | Francesco D'Arco

Siamo sulle montagne russe. E non abbiamo idea di quando vivremo la prossima risalita o la prossima discesa sfrenata.


Siamo sulle montagne russe. E non abbiamo idea di quando vivremo la prossima risalita o la prossima discesa sfrenata. Questo è il messaggio che abbiamo ricevuto dai mercati finanziari nel corso del primo mese del 2016 che ha vissuto giornate di “tempesta perfetta”, come quella del 20 gennaio, che ha visto le borse europee - in generale - e Piazza Affari - in particolare - perdere quota fino a raggiungere, nel caso del Ftse Mib, i -4,83 punti percentuali. Le cause? Le uniche convincenti sembravano essere i timori di un rallentamento/recessione cinese e il crollo del prezzo del petrolio. Ma difficile per molti spiegare la speculazione che ha interessato tutti i titoli bancari nostrani. Poi è bastato un discorso firmato Mario Draghi, che il 21 gennaio ha affermato che la “Bce è pronta ad altre misure in marzo. Ma no a nuove richieste di capitale alle banche”, e subito i mercati hanno ripreso a correre. E il Ftse Mib è risalito del 4,2% in una sola seduta. Se i più catastrofisti hanno subito urlato a un nuovo 2008, molti hanno invece parlato di pura e semplice speculazione. Una spiegazione condivisa su questo inizio d’anno particolarmente “tempestoso” ancora non c’è, ma la sensazione che il fattore umano abbia avuto un ruolo importante nell’alimentare le montagne russe di gennaio è forte. 
Come dobbiamo muoverci allora?” Difficile dare una risposta definitiva a quella che sicuramente sarà la domanda rivolta da molti clienti ai consulenti finanziari. Ma forse, prima di entrare in dettagli economici utili per evidenziare differenze (o similitudini) tra il bisestile 2016 e il bisestile 2008 vale la pena invitare risparmiatori e investitori a non perdere di vista cinque principi che la finanza comportamentale ci ha regalato in questi anni.
Il primo principio è quello che ricorda che la “causalità” non si applica alle azioni. Insomma non cercate sempre e solo motivazioni razionali nel crollo di un titolo. A volte, nella realtà, i prezzi non seguono analisi tecniche e leggi economiche. Anzi. E qui spunta il secondo principio: il mercato azionario non può “tener conto” del futuro, e anche se agli amanti della statistica piace pensare che i prezzi dei mercati siano in grado sempre di integrare (in positivo e in negativo) gli eventi futuri, in realtà devono anche accettare il fatto che gli investitori hanno una loro idea del futuro, ma nessuno ha la sfera di cristallo. E alla fine si è spesso tutti allineati in una sola direzione. E non sempre per ragioni economiche.
E qui entra in gioco il terzo principio: la natura umana sospinge i mercati finanziari. Insomma prezzi e sentiment (o se preferite prezzi ed emozioni) vanno di pari passo: le variazioni dei prezzi creano cambiamenti di sentiment (emozioni) che variano ancora i prezzi e così via. Il tutto a discapito dei fondamentali. Insomma, che piaccia o no, il giudizio della scienza economica spiega le dinamiche dei mercati ma non è una panacea per tutti i mali (quarto principio). Quando ci si allontana dal quadro complessivo e si va al singolo investitore le leggi matematiche lasciano spazio alle leggi umane. Con tutti i pregi e i difetti che questo comporta.
A questo punto: quando finiranno le montagne russe? Secondo le leggi della finanza comportamentale quando i pessimisti avranno raggiunto il loro punto massimo di depressione. Questa è almeno la teoria dell’ultimo principio che ricorda come la massa oscilli tra euforia e panico. Oggi vince l’ottimismo, domani il pessimismo. E così in un trend di movimenti altalenanti che si conclude solo quando la massa ha raggiunto il suo punto massimo di negatività. Solo allora la mente umana si rilasserà e tornerà ad essere più razionale, seguendo i fondamentali dell’economia. 
E se alla fine i numeri e le teorie della finanza comportamentale non tranquillizzeranno i clienti, allontanando dalla loro mente lo spettro del 2008, allora non resterà che fare appello agli slogan. Alla domanda “come dobbiamo muoverci ora?” provate a rispondere: keep calm and carry on (come direbbero gli inglesi), chissà che non aiuti a riportare un po’ di razionalità.

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