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“Oro nero” a piazza affari

2/13/2017 | Francesco D'Arco

Il prossimo 20 marzo 2017 un altro protagonista del mondo del risparmio gestito e della consulenza finanziaria entra nella lista della 40 società a maggiore capitalizzazione di Piazza Affari.


Il prossimo 20 marzo 2017 un altro protagonista del mondo del risparmio gestito e della consulenza finanziaria entra nella lista della 40 società a maggiore capitalizzazione di Piazza Affari. Stiamo parlando di Banca Generali che, dopo 10 anni di quotazione, fa il suo ingresso nel Ftse MIB, sostituendo MPS e arricchendo ulteriormente la lista di titoli del gestito che popolano il principale indice azionario della Borsa Italiana. 

 

Oggi, dati alla mano, il mondo dei consulenti finanziari e del risparmio gestito vale, all’interno del Ftse MIB, oltre 13.675 milioni di euro, divisi tra Banca Mediolanum (che vanta una capitalizzazione di oltre 5.221 milioni), FinecoBank (con 3.359 milioni), Azimut (con 2.407 milioni) e Banca Generali (con 2.686 milioni). Stiamo parlando, praticamente del 3,5% circa dell’intera capitalizzazione del principale indice di Piazza Affari che, a fine gennaio 2017, secondo i dati di Borsa Italiana, valeva 405 miliardi di euro. Se nella lista delle realtà attive nel risparmio gestito aggiungiamo anche Poste Italiane, che ormai non nasconde l’obiettivo di voler diventare protagonista di questa industria, il peso del settore sull’intero Ftse MIB supera il 5% - la realtà guidata da Francesco Caio vanta, infatti, una capitalizzazione di oltre 7.645 milioni che porta la capitalizzazione dell’industria nel Ftse MIB oltre i 21.319 milioni di euro. 

 

Numeri che forse agli occhi di molti osservatori possono sembrare poco significativi, soprattutto se consideriamo il valore del primo titolo del Ftse MIB - Eni - che da solo vale 52 miliardi di euro. Ma se guardiamo l’ultima fotografia dello S&P MIB, il predecessore del Ftse MIB che ha ufficialmente chiuso i battenti il 1° giugno 2009, troviamo tra i 40 titoli più capitalizzati d’Italia solo Banca Mediolanum (allora ancora Mediolanum SpA) che però registrava una capitalizzazione di circa 2.234 milioni (contro gli attuali 5,2 miliardi) che corrispondeva allo 0,5% della capitalizzazione complessiva del principale indice di Piazza Affari (pari a circa 426 miliardi di euro). 

 

Confrontando le due fotografie, quella del 2009 e quella del 2017, ci troviamo quindi di fronte a un indice che ha dovuto fare i conti con una perdita di circa il 5%, e un settore che invece è cresciuto, all’interno dello stesso indice, di oltre il 500% (se non consideriamo nel perimetro del gestito Poste Italiane). Un trend che, sicuramente, non offre nessuna indicazione utile ad analisti e gestori impegnati nella quotidiana attività di stock picking, ma conferma che oggi il risparmio è, a tutti gli effetti, il petrolio dell’Italia. Una materia prima che chi ha avuto il coraggio e la capacità di maneggiare ha dato importanti soddisfazioni - e gli azionisti di Mediolanum, Azimut e Banca Generali ne sono più che consapevoli dal momento che i tre titoli hanno rispettivamente registrato una crescita, dal 1° giugno 2009 al 31 gennaio 2017, del 162%, 177% e 481%.

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