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APF spera in un'accelerazione per l'Albo Unico. Complice la MiFID 2

4/22/2015

Il presidente Carla Rabitti Bedogni al convegno di Ascosim: "Studi professionali e società di consulenza fee only operano in un mercato ingessato che potrebbe essere oggetto di attenzione dell'authority"


“La consulenza finanziaria assume un ruolo sempre più rilevante nel mercato dei servizi di investimento ed è fondamentale per la tutela del risparmiatore. Il riconoscimento normativa a livello comunitario di tale ruolo, avvenuto già con la prima direttiva MIFID, è stato ampliamente confermato nel 2014 con la MIFID II. Ormai il riconoscimento di una dignità istituzionale e politica del ruolo dei consulenti è improcrastinabile e imprescindibile”. Così ha detto durante il suo intervento alla convegno di Ascosim, a Palazzo Mezzanotte a Milano, Carla Rabitti Bedogni (nella foto), presidente dell’Apf.

Parlando dell’albo unico, Rabitti Bedogni ha spiegato che “dal punto di vista politico il disegno di legge all’esame della Commissione finanze ha tempi tecnici molto lunghi, ma il governo con la delega per il recepimento della Mifid II ha la concreta possibilità di evitare ancora ritardi”.

"Gli studi professionali – ha sottolineato il presidente dell’Apf - e le società di consulenza indipendente fee only che già operano sul mercato vivono in una situazione di mercato ingessato, in quanto l’assenza di un albo ha bloccato lo sviluppo della categoria. Questo crea una situazione che non permette a moltissimi risparmiatori di avvalersi di un consulente indipendente per carenza di offerta di consulenza. Tali circostanze che ostacolano l’accesso al mercato potrebbero essere oggetto di attenzione dell’Autorità Antitrust". 

"Il ruolo che la professione di consulente sta assumendo nel contesto comunitario esige infatti tempi di risposta del legislatore rapidi ed efficaci. Il governo non può perdere anche questa occasione" ha aggiunto il presidente dell’Apf. La consulenza finanziaria, ha concluso Bedogni, è "sicuramente la ragione principale del successo delle reti” che “hanno registrato in questi anni e hanno permesso loro di affrontare la crisi in maniera più solida rispetto alle banche" per la capacità di interfacciarsi con il cliente, far emergere i suoi veri bisogni e condividerli in maniera trasparente

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