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Scozia: perché il referendum non è un evento locale

9/16/2014

Un'eventuale separazione dalla Gran Bretagna potrebbe portare una maggiore volatilità e avere effetti importanti sui mercati finanziari e sull'economia non solo britannica. spiega Paolo Longeri, ufficio studi Consultinvest SGR,


Giovedì la Scozia voterà per l’indipendenza dal Regno Unito. Paolo Longeri, ufficio studi Consultinvest SGR, ha analizzato gli effetti sui mercati, di portata non solo locale limitata alla Gran Bretagna.

Il 18 Settembre i cittadini scozzesi saranno chiamati a pronunciarsi con un referendum in favore (YES) o contro (NO) una Scozia indipendente dal resto del Regno Unito. Si tratta di un referendum propositivo per attestare una volontà popolare ma che di per sé non disciplina i termini socio-politico ed economici della separazione. E con tutta una serie di domande che ancora aspettano di trovare risposta.
 
In caso di vittoria degli YES, questi termini dovranno essere definiti in una successiva negoziazione politica tra il parlamento scozzese e Westmister nei prossimi due anni e, una volta definito il pacchetto, verosimilmente vi dovrà essere una nuova consultazione popolare che lo approvi.
 
Negli ultimi mesi il fronte dei YES ha guadagnato molti consensi e – secondo alcuni sondaggi – avrebbe superato (51%) quello dei NO (49%, escludendo gli indecisi) o comunque la distanza tra le due posizioni è ormai marginale e rende pressoché impossibile fare delle previsioni. Inoltre, fattore importante, questa rimonta è avvenuta con un passaggio quasi esclusivo degli indecisi al fronte degli YES.
 
Ebbene chi pensa che questo sia un evento dagli effetti solo di portata locale limitata alla GB dovrà ricredersi.
Una vittoria degli YES avrebbe ripercussioni economiche e finanziarie importanti che non si limiterebbero solo alla GB. Vediamo perché:
 
I)         I termini di una eventuale separazione non sono ancora noti e sarebbero oggetto di una lunga negoziazione. Gli aspetti economici e finanziari sono numerosi ed estremamente complessi, a partire da come ripartire il Debito Pubblico esistente, quale valuta avrà la Scozia (anche se la BoE ha già detto che dovrà avere la sua valuta) e se la Scozia potrà essere parte della UE. La fase di negoziazione sarà così pervasa da una grandissima incertezza e probabilmente genererà spinte recessive nell’economia UK piuttosto che spinte propulsive, almeno nel breve e medio termine.
 
II)        L’incertezza sugli esiti della fase di negoziazione politica generata dalla vittoria degli YES è in grado di produrre grandi impatti anche sui mercati finanziari. I mercati non gradiscono mai l’incertezza, soprattutto quella di origine politica. Inoltre la vittoria degli YES è da sempre stata sottovalutata e – nonostante qualche piccolo aggiustamento visto di recente - gl’investitori sono tuttora posizionati per una vittoria dei NO. Nessuna Corporation inglese o scozzese ha disegnato un “contingency plan”. Inoltre è ragionevole pensare che tra i settori più colpiti dal futuro cambio delle regole vi sarà l’industria finanziaria basata in Scozia (banche, assicurazioni, fondi pensione e asset manager), che è rilevante per l’economia locale ma che ha grandi sbocchi sull’economia UK. L’incertezza produrrà un forte aumento della volatilità azionaria, valutaria e obbligazionaria sui mercati inglesi. Dovremo attenderci correzioni al ribasso dei mercati, con investitori orientati a ridurre i rischi e prendere profitto dopo anni di buone performance e di bassa volatilità. Ma questo aumento di volatilità potrebbe trasferirsi anche ad altri mercati non UK, in particolare a quelli europei.
 
III)      Un “contagio” europeo non è da escludere. Una vittoria degli YES darebbe morale agl’indipendentisti catalani e riporterebbe in auge il tema di un referendum per la separazione della Catalogna dalla Spagna. Considerato il livello di valutazione del mercato obbligazionario governativo e azionario spagnolo, l’incertezza del Referendum avrebbe impatti verosimilmente negativi.
 
Non solo, la vittoria degli YES darebbe morale anche ai partiti europei euro scettici contrari al “centralismo burocratico” di Bruxelles e darebbe nuova forza alla polemica sul tema della flessibilità fiscale nella periferia, anche per evitare l’escalation di forze politiche euro-centrifughe. Nuove spinte per cambiare le regole del gioco oggi prevalenti nell’area euro potrebbero allora creare nuova incertezza e mutare velocemente gli equilibri di mercato.
 
Tuttavia, dopo l’eventuale fase di incertezza e di aggiustamento sui mercati, e, come sempre accade, dopo fasi di dislocazione nei prezzi potranno emergere situazioni e spunti d’investimento molto più interessanti di quelli presenti oggi sui mercati, ormai compressi e condizionati solo dalle politiche monetarie. Ecco allora che il referendum scozzese potrà rivelarsi un momento creativo di ottime e interessanti opportunità di medio e lungo termine.

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