I mercati stanno entrando in una nuova e delicata fase: mentre il debole ritmo della crescita economica, gli alti livelli di debito pubblico e le pressioni deflazionistiche globali rendono le economie occidentali più vulnerabili agli shock esterni (compresi quelli geopolitici), le Banche Centrali iniziano a temere che le loro politiche estremamente accomodanti possano alla lunga minare la stabilità del sistema finanziario. Questo recente accumularsi di fattori di rischio ha spinto Carmignac a innalzare il livello di guardia, nonostante il "buon andamento dei mercati finanziari degli ultimi 5 anni, che rispecchia il ritorno delle economie a una sorte migliore dopo la grande crisi del 2008, sembra favorire uno scenario ottimistico in un ciclo economico globale debole e protratto nel tempo, associato a tassi di interesse i mententi a livelli bassi dall’azione delle banche centrali".

E’ quanto scrive nell’ultima nota gli investitori, Didier Saint - Georges (nella foto), membro del comitato investimenti di Carmignac, che spiega il posizionamento della casa d’investimento:  "Dal momento che, né le quotazioni dei mercati, né le analisi tecniche danno chiari segnali di un imminente punto di rottura, ci sembra opportuno tenere conto di tutte queste preoccupazioni nella gestione patrimoniale tramite una ridotta esposizione al rischio, degli investimenti limitati nei settori ciclici, una minore esposizione all’euro con il conseguente rafforzamento delle posizioni in dollari, in titoli non ciclici Investment Grade ed infine una maggiore flessibilità nella gestione del rischio inerente ai tassi d’interesse”.

 

Nell’Eurozona a preoccupare Carmignac è il caso di Italia e Francia, paesi in cui “è la debolezza della congiuntura economica a essere al centro della discussione”, anche se “resta il contributo che il marcato calo dell’euro, agevolato dalle iniziative della BCE porterà alle economie esportatrici”. Ma non illudiamoci. “Da un lato - scrive Saint - Georges - è soprattutto la Germania che ne beneficerà, grazie ad un robusto commercio estero, e dall’altro, tale indebolimento della moneta unica, costituirà un’ulteriore tassa sul potere di acquisto dei consumatori italiani e francesi”. Secondo l’asset manager francese, che ha ridotto l’esposizione al rischio economico europeo, saranno necessari ulteriori misure per riportare l’area euro su un percorso convincente di medio termine. 

 

Negli USA, invece, “sebbene la buona salute dell’economia reale non debba essere sopravvalutata, essa rappresenta senza dubbio un fattore rassicurante”. Dall’altra parte dell’Oceano i riflettori sono puntati sulla scelta che presto la Fed dovrà fare: iniziare a normalizzare la politica monetaria per ridurre i rischi di instabilità finanziaria a termine o mantenere una politica molto accomodante per sostenere una ripresa economica ancora precaria. Ecco perché, spiega Saint Georges, “il rischio di un errore di politica monetaria in questa fase ancora fragile del ciclo, giustifica l’enfasi posta sugli investimenti nelle società ad alta visibilità”. Passando all’universo emergente, la casa d’investimento francese è posizionata in modo molto selettivo, data la situazione molto varia da paese a paese, anche se ad allarmare gli investitori è soprattutto il rallentamento della Cina che, però, “paradossalmente pone maggiori difficoltà al resto del mondo che non alla stessa Cina”. Per quanto riguarda al Giappone, Carmignac resta in attesa della conferma di una versione bis dell’Abenomics, prima di rafforzare le sue posizioni, ridotte nel corso dell’anno.