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Superfranco: ecco quale sarà l'impatto sui mercati

1/22/2015

Lo spiega in un'intervista Mario Pavan, portfolio manager obbligazionario di Anima SGR ed esperto di mercati valutari


Una vera e propria svolta valutaria che ha sorpreso i mercati. Il 15 gennaio la Banca nazionale svizzera ha deciso di togliere il tetto di 1,20 al cambio tra franco svizzero ed euro, introdotto nel settembre 2011 in piena crisi del debito sovrano nella zona Euro, lasciando così la valuta libera di fluttuare (e apprezzarsi). Al contempo, la Swiss national bank ha portato il tasso sui depositi a vista a -0,75% dal precedente -0,25%. Abbiamo chiesto a Mario Pavan, portfolio manager obbligazionario di Anima SGR ed esperto di mercati valutari, di spiegarci cosa è successo tecnicamente, quali impatti ci sono stati sui mercati e che cosa si aspetta per il futuro.

Quali sono le cause che hanno determinato questa svolta nella politica monetaria della Banca nazionale svizzera? In che modo incide sul cambio euro/franco svizzero?
Fino ad oggi la Banca centrale elvetica ha veicolato la politica monetaria all’economia svizzera, ricorrendo sostanzialmente a due strumenti: 1) il tetto al tasso di cambio euro/franco svizzero, in modo da impedire a quest’ultimo di apprezzarsi oltre un certo livello predeterminato; 2) il tasso sui depositi "a vista negativi" a quota -0,25%. Dal 15 gennaio scorso, la Snb si riserva la possibilità di intervenire in modo flessibile sul mercato dei cambi, consentendo di fatto al franco svizzero di apprezzarsi sulla moneta unica oltre la soglia prevista in precedenza e, al contempo, ha abbassato ulteriormente il tasso sui depositi "a vista" portandolo da -0,25% a -0,75%. Perché?  A spiegare le ragioni che hanno motivato questo cambiamento è stato lo stesso Governatore della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan, in occasione della conferenza stampa del 15 gennaio stesso: a) In primo luogo, rispetto all'epoca in cui fu introdotto il tetto di 1,20 al cambio fra euro e franco, quest’ultimo resta sopravvalutato ma in misura minore, in quanto le politiche monetarie della Banca centrale europea hanno fatto sì che la moneta unica con il tempo si indebolisse dal punto di vista fondamentale; b) La Snb ritiene che l'economia svizzera si sia in qualche modo “adeguata”, ovvero si sia attrezzata per essere in grado di sopportare una valuta più forte che in passato; c) Infine, un giudizio di mera opportunità: la visione sull'outlook a livello globale è un po’ più positiva di qualche mese fa e di conseguenza non si vedono più gli ingenti flussi di capitale che entravano in Svizzera alla ricerca di protezione e rifugio.

Quale è stata la reazione sui mercati e cosa aspettarsi ora?
Sicuramente la giornata del 15 gennaio 2015 verrà ricordata come una giornata storica e indimenticabile per gli operatori di mercato. In particolare, per quanto riguarda il franco svizzero, si è verificato del panico, in quanto nel corso degli ultimi tre anni e mezzo moltissimi operatori avevano implementato le posizioni, scommettendo su un indebolimento della valuta elvetica; di conseguenza, un rafforzamento così rapido e imprevisto li ha sorpresi e messi in difficoltà. Infatti, i movimenti a cui si è assistito sono stati soprattutto di aggiustamento di posizioni al fine di contenere le perdite, da parte di operatori con posizioni speculative. Tuttavia, fra gli immediati e principali effetti, faccio solo un esempio: molti istituti bancari soprattutto dell'Europa Centrale e dell'Est, facendo affidamento sul fatto che il franco non si sarebbe apprezzato, da tempo emettevano i mutui in franchi svizzeri. Allo stato attuale, la stima più ragionevole da parte degli operatori, è che nel complesso l'ammontare di questi mutui sia intorno ai 150/175 miliardi di euro. Si tratta di esposizioni che nel corso delle prossime settimane e mesi dovranno necessariamente essere ridotte, in quanto non più sopportabili all’interno di un bilancio. Solo una volta che termineranno questi flussi si potrà fare una valutazione più serena e pacata di quelli che sono i fondamentali dell'economia elvetica rispetto a quelli dell’Area Euro e stabilire quale potrà essere un valore di equilibrio per il tasso di cambio euro/franco svizzero.

Ci saranno delle conseguenze per i mercati obbligazionari nel breve termine? Di conseguenza quale è la nostra esposizione sul franco all’interno dei nostri portafogli?
Sicuramente, come ho già anticipato, è lecito attendersi delle conseguenze almeno nel brevissimo periodo. La Snb intervenendo sul mercato dei cambi per proteggere l'andamento del franco svizzero accumulava grandi riserve di euro, che dovevano poi essere investite e di conseguenza acquistava titoli obbligazionari governativi, a brevissima scadenza, emessi principalmente da Germania, Francia e Olanda. Ecco allora che se la Banca nazionale svizzera ora non interverrà più in questo modo sul mercato dei cambi comporterà che il mercato dei titoli di stato europei a breve termine verrà a perdere un compratore marginale. Ma non ci si deve preoccupare, in quanto fra qualche giorno dovrebbe fare il suo ingresso sulla scena con questo ruolo, un acquirente di titoli di stato con un peso molto più rilevante, ovvero la Banca centrale europea che da tempo ha annunciato di voler introdurre il Quantitative Easing (la decisione della Bce è prevista oggi, giovedì 22 gennaio) sull’esempio della Federal Reserve americana.

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