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Ecco le conseguenze dell'indebolimento di yen ed euro

2/17/2015 | Redazione Advisor

La guerra delle valute è iniziata nel 2009 e ora vede coinvolte anche cinque importanti banche centrali. Il commento di Brigitte Le Bris, Head of Emerging Markets & Currency Natixis Global Asset Management.


Le banche centrali di tutto il mondo sono impegnate a combattere la deflazione. A fine gennaio ben cinque banche centrali del pianeta hanno tagliato i tassi di interesse: l’India ha tagliato il costo del denaro dall’8 al 7,75%, il Perù dal 3,5% al 3,25%, la Danimarca da -0,05% a -0,2%, la Turchia dall’8,25% al 7,75% e il Canada dall’1% allo 0,75%. La Bce ha portato i tassi a 0 e ha annunciato il lancio del QE da 1.200 miliardi di euro, mentre la Banca del Giappone ha confermato la politica monetaria ultraespansiva del 2012. La Banca nazionale della Svizzera ha portato i tassi da -0,25% a -0,75%. Cosa implica tutto questo per l'economia globale? Di seguito cinque view degli esperti degli investimenti di Brigitte Le Bris, Head of Emerging Markets & Currency Natixis Global Asset Management
 

 

La guerra delle valute è iniziata nel 2009, quando la Fed ha lanciato il suo primo QE. Tale iniziativa ha trascinato il dollaro statunitense verso il basso, contribuendo alla ripresa della crescita statunitense. Di conseguenza, il dollaro ha ripreso a rafforzarsi. Ora tocca alla BCE e alla Banca del Giappone: entrambe stanno svalutando le proprie valute, lanciando o aumentando i propri programmi di quantitative easing.

Finora si è trattato di un compito relativamente facile poiché i movimenti sul mercato valutario sono grosso modo in linea con la divergenza economica delle relative aree. Tali movimenti non sono tali da far deragliare l'economia globale poiché sono in linea coi fondamentali. L'unico fattore che potrebbe far deragliare l'economia globale potrebbe essere un andamento valutario totalmente contrario alle aspettative e troppo rapido ed estremo. L'abbandono del cambio fisso del franco svizzero sull'euro da parte della Banca Nazionale Svizzera costituisce un buon esempio in tal senso. 
 
La maggior parte delle aziende elvetiche sono state colte alla sprovvista. Potrebbe essere interessante esaminare lo stato dell'economia svizzera tra qualche mese. Tale mossa da parte della BNS dimostra ancora una volta che nessuna banca centrale al mondo può agire sulla propria moneta andando contro i fondamentali macroeconomici. La Russia costituisce un altro buon esempio: la Banca Centrale della Russia ha dato fondo a gran parte delle sue riserve valutarie per evitare in crollo del rublo, seppur invano.

Se l'indebolimento dell'euro o dello yen è positivo per le economie locali a fronte di un aumento delle esportazioni e dell'inflazione importata, dobbiamo ammettere che ciò possa avere effetti negativi, in un primo momento, sulle economie di alcuni dei loro concorrenti: la Corea del Sud e l'Europa dell'Est costituiscono buoni esempi in tal senso. Tuttavia, più avanti, tali paesi dovrebbero trarre vantaggio dalla ripresa economica dei propri vicini. Una “guerra delle valute” che non poggi su giustificazioni economiche non è mai positiva. Per contro, un ritorno dei tassi di cambio ai propri valori di equilibrio, guidato dalle politiche monetarie e/o dal ciclo economico, è sempre positivo: ed è esattamente quello che sta succedendo ora.

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