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Gestore della settimana: "Rialzo dei tassi: ecco l'effetto sui mercati"

4/20/2015

Il dollaro continuerà a rafforzarsi mentre gli spread sul credito potrebbero ampliarsi all'inizio per poi invertire il trend, spiega David Leduc, cio di Standish Asset Management (Gruppo di BNY Mellon)


Dal meeting della Fed di marzo, gli investitori hanno monitorato attentamente i dati economici statunitensi per definire meglio i tempi della normalizzazione delle politiche monetarie. Visti i risultati non entusiasmanti del primo trimestre, oggi molti si aspettano un rialzo dei tassi a fine anno. Ma siamo sicuri che la Fed azionerà il pulsante? Sulle tempistiche e sulle conseguenze di un rialzo dei tassi da parte della Fed è intervenuto di recente David Leduc (nella foto), Chief Investment Officer di Standish Asset Management del gruppo BNY Mellon (167 miliardi di dollari in AUM).

“Sin dal meeting della Fed di marzo, gli investitori - spiega Leduc - hanno monitorato attentamente i dati economici statunitensi per definire meglio i tempi della normalizzazione delle politiche monetarie. Visti i risultati non entusiasmanti del primo trimestre, oggi molti si aspettano un rialzo dei tassi a fine anno. Tuttavia, suggerirei di adottare una certa cautela nel valutare i dati macroeconomici statunitensi da inizio 2015, poiché il rallentamento che ne emerge è almeno in parte dovuto alle difficili condizioni climatiche – in maniera simile a quanto era già successo lo scorso inverno". Inoltre, ricorda il gestore, la Fed stessa si concentra più sulle tendenze dell’inflazione e dell’occupazione nel medio periodo, ed è probabile che sia disposta a soprassedere su quelle di breve termine.

"Per questo - prosegue - penso che la Federal Reserve possa alzare i tassi già a cavallo tra i meeting di giugno e di settembre. Ci saranno senz’altro degli scossoni sui mercati finanziari quando la Fed inizierà il processo di normalizzazione, anche se i rialzi verranno segnalati con largo anticipo ed effettuati in maniera graduale. In base alle Summary Economic Projections di marzo, la Fed pianifica un aumento medio dei tassi di un punto percentuale l’anno di qui al 2017. In questo scenario, quando i tassi inizieranno a salire ci aspettiamo che si verifichi un aumento modesto dei rendimenti dei titoli del Tesoro. L’elevata domanda da parte degli investitori stranieri contribuirà a contenere tale aumento. I titoli governativi Giapponesi a 10 anni rendono meno di 40 punti base, e i bund a 10 anni della Germania meno di 20 punti base. A confronto, i titoli del Tesoro spiccano con l’1,9% a 10 anni. Per questo, nella prima fase di rialzi dei tassi di interesse negli USA, crediamo che i rendimenti dei Treasury a 2-5 anni aumenteranno più di quelli a 10 anni, determinando così un appiattimento della curva dei rendimenti".

Quanto alle conseguenze, Leduc si aspetta anche che il dollaro continui a rafforzarsi sulla scia delle politiche monetarie divergenti tra Stati Uniti, Europa e Giappone, mentre gli spread sul credito potrebbero inizialmente ampliarsi, anche se questa tendenza storicamente potrebbe invertirsi a patto che l’economia continui a espandersi. Tra le sfide legate al processo di normalizzazione, sottolinea il direttore investimenti, vi è il fatto che la Fed non voglia fissare un tasso obiettivo, come faceva prima del 2008, ma voglia mantenere i tassi di interesse all’interno di una banda o "corridoio".

"Il limite superiore del corridoio sarà costituito dall’interesse sulle riserve in eccesso (IOER), vale a dire il tasso pagato dalla Fed sui depositi che le arrivano dalle singole banche. Il tasso al momento è pari a 25 punti base e sembra probabile che verrà innalzato a 50 punti base con il primo rialzo. Il limite inferiore sarà il tasso d’interesse overnight reverse-repo. Il problema è che, se anche la Fed ha sperimentato questo sistema in precedenza, non lo ha mai utilizzato durante un periodo di stress. Se la Fed dovesse avere dei problemi nel rispettare il corridoio prefissato, gli investitori potrebbero perdere fiducia nella capacità dell’istituto di gestire i tassi d’interesse nel breve periodo, generando così ulteriore stress per i mercati".

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