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Grexit più vicina, l'effetto sui mercati secondo analisti e gestori

6/29/2015

Difficile il ripetersi del contagio su larga scala visto nel 2011 - 12: la Bce ha costruito scudi potenti e sui mercati contano di più i dati macro usa e la politica monetaria della Fed


Se l'uscita della Grecia dall'eurozona sembra oggi più probabile, nonostante le forti perdite in mattinata sui listini azionari e l'improvviso calo dell'euro nei confronti del dollaro, gestori e analisti delle grandi banche rimangono moderatamente ottimisti sugli effetti che potrebbe avere questo evento sui mercati finanziari. Certo, nelle prossime settimane c’è da attendersi un aumento della volatilità, ma la Bce ha costruito scudi potenti per mitigare i potenziali effetti di contagio dalla Grecia alla periferia europea e il miglioramento dei dati macroeconomici in Spagna, Italia, Portogallo e Italia fornisce una base costruttiva per contenere ogni ricaduta della crisi greca. "Il mercato agisce in maniera emotiva a delle notizie inattese, ma bisogna anche considerare che era salito molto negli ultimi 7/8 giorni e quindi vedrei questa fase come una pausa di riflessione che era naturale arrivasse; non mi preoccuperei" ha affermato Raffaele Jerusalmi, a.d. di Borsa Italiana, commentando i forti cali sulle Piazze europee dovute alla crisi greca.

 


Come fa notare Christophe Bernard, chief strategist di Vontobel, oggi “i dati macro Usa e la politica monetaria della Fed restano il fattore più rilevante per orientare i mercati globali anche in questa fase”. Il miglioramento economico delle principali aree (Usa, Giappone e Eurozona), la forza dei risultati delle aziende e l'attuale liquidità, aggiunge Bernard, continueranno a supportare i mercati.



Ci sarà un contagio su larga scala sul mercato dei titoli governativi simile al 2011-12? È improbabile assicurano gli analisti di Barclays che hanno valutato le possibili implicazioni di un mancato accordo tra Atene e creditori con conseguente default della Grecia. "Se nel breve termine dovesse concretizzarsi uno scenario avverso in Grecia, gli spread sui titoli decennali italiani e spagnoli si amplierebbero senza scontare alcun premio legato al Quantitative Easing" scrive Barclays che vede il differenziale intorno ai 200 punti base.


Lo scenario attuale, continua Barclays, favorisce movimenti verso i titoli di stato europei di maggiore qualità con un rally del Bund decennale, mentre i rendimenti dei titoli dei Paesi periferici non dovrebbero variare troppo. Barclays, inoltre, definisce "non significativo" l'effetto sulle banche dell'eurozona che hanno una bassa esposizione al sistema bancario greco e che già da inizio 2015, con il deterioramento della situazione politica" hanno praticamente azzerato transazioni di rifinanziamento. Inoltre gli istituti dell'eurozona, concludono gli analisti britannici, sono in una posizione migliore dal punto di vista dei capitali e della liquidità.



Quali invece i possibili effetti del referendum sulle condizioni richieste dai creditori previsto in Grecia il 5 luglio? Nel caso in cui dovesse svolgersi, è probabile un ulteriore aumento della volatilità. “Nel caso in cui i cittadini ellenici votino no, l’uscita del Paese dall’Area Euro - sottolinea Hans Bevers, senior economist di Petercam - sarebbe praticamente cosa fatta. Certo, in teoria i creditori europei potrebbero comunque cambiare posizione in quel momento, ma non ci sembra probabile. Nel caso in cui invece l’esito veda una supremazia dei sì (ad oggi, stando agli ultimi sondaggi, circa il 60% dei greci è favorevole alla permanenza del paese nell'Eurozona, ndr) rispetto ai termini delle condizioni proposte dai creditori, l’Eurotower continuerebbe a finanziare le banche elleniche, quindi le misure di controllo dei capitali verrebbero gradualmente meno, ma il premier greco Tsipras quasi certamente presenterebbe le dimissioni e si terrebbero nuove elezioni: l’incertezza dunque permarrebbe”.

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