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Grecia, tre scenari del post-referendum

7/3/2015

Un trio di gestori e analisti spiega quali possono essere le prospettive di Atene dopo l'esito delle votazioni


La Grecia ha dominato le prime pagine dei giornali per tutta la settimana dopo l'annuncio del governo Syriza, che il 5 luglio terrà un referendum sulla proroga del salvataggio proposto da parte dei creditori la settimana scorsa. Secondo l'Economic Briefing settimanale di Standard Life Investments, una vittoria del sì fornirebbe il sostegno popolare a un accordo di compromesso con i creditori, molto probabilmente con un nuovo governo, anche se Tsipras potrebbe tentare rimanere al potere. Un no aprirebbe inseorabilmente la strada a una moneta parallela e probabilmente un’uscita formale dall’unione. In entrambi i casi, i cittadini greci già sottoposti a un forte stress, si troveranno, più avanti, ad affrontare un periodo correzione ancora più doloroso.  Se è improbabile che una crisi greca faccia deragliare la nascente ripresa dell'Eurozona, ha senso guardare oltre la volatilità del mercato a breve termine e concentrarsi sulla traiettoria di fondo dell'economia globale. In questo spirito, il resto del WEB questa settimana prende in esame gli effetti della ricchezza delle famiglie sui consumi e se questi siano cambiati in seguito alla crisi.
 

"I mercati finanziari hanno reagito negativamente - spiega Valentijn van Nieuwenhuijzen, head of multi-asset di NN INvestment Partners - tuttavia il panico non è giustificato. Dopo un’apertura inizialmente debole, con l’indice Eurostoxx 50 in calo del 5%, il mercato ha iniziato lentamente a recuperare. I medesimi trend sono riscontrabili sul mercato obbligazionario, dove la contrazione dello spread dei paesi periferici si limita a circa 30pb. L’euro ha anch’esso recuperato rispetto ai ribassi registrati nei confronti del dollaro. Ciò dimostra che gli investitori sono convinti che si possa ancora trovare una soluzione fattibile evitando l’uscita della Grecia dall’euro, ma anche che il contesto di politica monetaria (quantitative easing della BCE, OMT, prestiti ponte…) e quello relativo ai fondamentali sono abbastanza solidi per affrontare l’attuale situazione della Grecia. In sintesi, i mercati hanno invertito la tendenza rispetto ai rialzi della scorsa settimana, ma non più di tanto. Le prospettive dei fondamentali sulla stabilità finanziaria in Europa, la ripresa della crescita globale e la probabilità di un accordo con la Grecia, che garantirebbe la permanenza di questo paese nell’Eurozona (a seguito di una vittoria dei “Sì”), restano in gran parte invariati. Allo stesso tempo, l’incertezza politica e quella relativa alle politiche monetarie sono aumentate nel breve termine, così come la probabilità di un’uscita della Grecia dall’euro (pur restando al di sotto del 50% in questa fase). Ciò significa che ci si deve aspettare una forte volatilità giornaliera e settimanale sui mercati azionari e obbligazionari, ma non fornisce una chiara indicazione dell’orientamento dei mercati in vista del referendum greco. Considerato che l’incertezza si protrarrà per almeno un’altra settimana, e che i mercati non hanno ancora registrato ribassi tali da offrire punti di ingresso interessanti, stiamo valutando un ridimensionamento tattico dell’esposizione azionaria attiva e del rischio obbligazionario. Inutile dire che continueremo a monitorare la situazione molto attentamente, restando pronti ad intervenire in caso di ulteriori imprevisti".

 

"La via d’uscita dall’attuale criticità - sostengono Laura Sarlo, analista senior del debito sovrano e Aimee Kaye, analista di ricerca di Loomis Sayles (gruppo Natixis GAM)- dipende dal fatto che i mercati credano che la Grecia sia un caso unico piuttosto che il sintomo di un fallimento più ampio “dell’esperimento” della zona euro. Per il momento, i mercati hanno agito in linea con la prima ipotesi, ma vigileremo attentamente per la seconda (e rimarremo preoccupati da questa possibilità a lungo termine). Anche se il 5 luglio vincesse il “Sì” e le insolvenze venissero evitate, la Grecia avrà tempo fino al 20 luglio per negoziare un accordo che le permetta di risarcire i 3,5 miliardi di euro dovuti alla BCE". 
 

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