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Schroders, attenzione alla bolla cinese

7/8/2015

Il gigante asiatico, dal 12 giugno scorso ha perso circa il 35%, dopo una corsa durata un anno e che ha portato la Borsa a crescere fino al 150%. Craig Botham, emerging markets economist di Schroders, spiega come sta evolvendo la situazione


Non solo Grecia. Perché a spaventare i mercati è la Cina, che dal 12 giugno scorso ha perso circa il 35%, dopo una corsa durata un anno e che ha portato la Borsa a crescere fino al 150%. Craig Botham, emerging markets economist di Schroders, spiega come sta evolvendo la situazione.  

 

 

 

Senza dubbio ci saranno problematiche finanziarie tra gli investitori con una forte leva, ma le conseguenze macroeconomiche sono meno facili da determinare. Mentre negli Stati Uniti questo tipo di rally di mercato sarebbe stato associato a un forte effetto-ricchezza, questo è stato meno evidente in Cina; le vendite al dettaglio hanno continuato a indebolirsi, anche quando l’azionario ha toccato nuovi massimi. Sfortunatamente per il gigante asiatico, non si tratta di un rapporto necessariamente simmetrico: un calo dei mercati potrebbe gravare sul sentiment dei consumatori e sulla spesa, anche se il rally non ha contribuito ad alimentarli.

 

La domanda è se il crollo del mercato azionario possa dar vita a un atterraggio brusco dell’economia più in generale. Si può sostenere che se ciò accadesse, minerebbe la fiducia nella presunta onnipotenza del Governo nella gestione dell’economia, e il focus potenziale potrebbe essere il resto del sistema finanziario. Nel complesso però, a nostro avviso l’economia reale è sconnessa dal mercato azionario abbastanza da far sì che l’impatto sulla crescita si dovrebbe limitare agli effetti subiti dalle società finanziarie coinvolte e alle famiglie più ricche che hanno partecipato al rally dei listini e, di conseguenza, parteciperebbero al crollo.

 

La maggior parte delle imprese non dipende dal mercato azionario per finanziarsi e la PBoC è in grado di offrire ampia liquidità e mantenere in vita i mercati del credito. Ciò ostacolerà, però, gli sforzi per affrontare la sostenibilità del debito delle amministrazioni locali e delle società a controllo statale, oltre che per ricapitalizzare le banche.

 

Nel complesso, i mercati azionari in calo presentano un vero rischio per i tentativi di ribilanciamento e rifinanziamento dell’economia e un ostacolo concreto sulla strada verso l’obiettivo di crescita del PIL del 2015, al 7%, come si deduce dal sempre crescente intervento del Governo nell’economia.

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