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8/25/2015
La crisi cinese, con la Borsa di Shanghai crollata lunedì di oltre 8 punti percentuali, ha affossato le piazze finanziarie di tutto il mondo, con cali superiori al 5% in Europa, la peggiore seduta dal 2011, e Wall Street che ha chiuso in rosso a -3,5%. A scatenare il panico tra gli investitori sono state le prospettive di crescita sulla seconda economia del mondo che rimarranno ancora basse per lungo tempo rispetto a quanto si pensava in passato. Ne è convinto Philippe Waechter, capo economista di Natixis Asset Management, secondo cui a provocare l’ondata di vendite ieri non è stato un vero e proprio “contagio meccanico” dalla Cina al resto del mondo.
“Il fatto è che l’economia globale – spiega - sta andando incontro a un lungo periodo di bassa crescita senza inflazione e le decisioni sulla valuta cinese da parte della banca centrale nelle scorse settimane sono un segnale che la situazione è peggiore delle attese”. Ma quale sarà l’impatto sulle economie sviluppate? Il forte aggiustamento di lunedì, secondo Waechter, non è il segno di una recessione globale e se la serie di ribassi non sarà prolungata, non ci sarà un cambio di rotta nel comportamento degli investitori. Inoltre, il calo del prezzo del petrolio è un notizia positiva per le economie europee e potrebbe contribuire ad aumentare il potere di acquisto dei consumatori.
La forte volatilità nei listini, invece, aumenta la probabilità di un rinvio del rialzo dei tassi da parte della Fed a settembre. "La politica monetaria globale – aggiunge il capo economista - è ancora accomodante e ci aspettiamo che rimanga così per un periodo prolungato". Per capire cosa accadrà in Cina nelle prossime settimane, Waechter invita a guardare a quanto accadde dopo il crollo delle borse nel 1987. "Al fine di riallocare le risorse, è meglio lasciare che il mercato si aggiusti da solo con una politica monetaria accomodante" sottolinea Waechter. Ma le autorità cinesi, ricorda l’economista, stanno facendo l'esatto contrario, cercando di bloccare l’autoregolamentazione del mercato che è probabilmente ancora lontano dall'aver ragginto il prezzo corretto (fair value). “Ciò potrebbe implicare ulteriori aggiustamenti dei listini e una perdurante incertezza sui mercati” chiosa.
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