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Bce, Draghi allunga il QE ma i gestori lo bocciano

12/3/2015 | Alessandro Chiatto

La serie di misure decise dalla Bce ha deluso i mercati. La politica espansiva, inferiore alle attese, ha lasciato l'amaro in bocca anche alle case di gestione, che analizzano le mosse dell'istituto centrale europeo


La serie di misure decise dalla Bce ha deluso i mercati. La politica espansiva, inferiore alle attese, ha lasciato l'amaro in bocca anche alle case di gestione, che analizzano così le mosse dell'istituto centrale europeo. 

 

"La revisione del programma di acquisti (APP), infatti, si è limitata alla durata – spiega Luca Noto, portfolio manager obbligazionario di Anima SGR -  stabilendo l’allungamento fino a marzo 2017, ma non l’aumento quantitativo mensile degli acquisti. In termini assoluti, la delusione può essere approssimata in circa 200/250 miliardi di acquisti in meno rispetto a quanto nelle attese degli operatori. Allo stesso tempo, però, sono stati introdotti degli elementi che migliorano la struttura e l’efficacia del QE: 1) inserimento nel piano di acquisti dei titoli regionali, per un valore di circa 250 miliardi, “allungando la vita” del programma; 2) introduzione del principio di reinvestimento, che rafforza l’impegno della Bce nel mantenere elevato il suo bilancio per lungo periodo e ben oltre l’attuale scadenza degli acquisti. Tuttavia, in questo quadro di insoddisfazione si è perso un elemento di importante discontinuità, in quanto la Bce ha incrementato le misure accomodanti, in un contesto di crescita rivista al rialzo e inflazione pressoché stabile. Il successo delle misure non convenzionali, a detta di Draghi, chiama un maggiore intervento condizionato al raggiungimento del target di inflazione del 2.0%. Infine, la promessa di Draghi di rivedere nel I trimestre del 2016 la struttura e i tecnicismi dell’intero programma, potrebbe contenere l’attuale reazione a caldo e rispristinare la protezione di Draghi sui mercati finanziari". 

 

"Il taglio dei tassi di deposito della BCE - sostiene invece Jim Leaviss, responsabile del team retail fixed income di M&G Investments - potrebbe avere un impatto negativo sulla reddittività delle banche dato che i margini d’interesse netti sarebbero ulteriormente schiacciati da tassi di interesse sempre più bassi. Si teme, inoltre, che i creditori nazionali/le banche finanziatrici in Spagna potrebbero ritrovarsi costretti a pagare miliardi di euro a titolo di compensazione per i clienti i cui contratti di mutuo presentino contratti illegali con ‘floor’ sui tassi di interesse. Inoltre, le compagnie di assicurazioni sulla vita si trovano a dover affrontare ulteriori pressioni in un ambiente in cui è difficile generare rendimento reali positivi da asset privi di rischio".

 

"Cosa comporta per gli investitori la decisione della BCE?", si domanda Marco Palacino, managing director per l’Italia di BNY Mellon Investment Management. "Se le stime di crescita dell’istituto per l’Eurozona (+1,5% nel 2015, +1,7% nel 2016 e +1,9% nel 2017) si dimostreranno realistiche, i mercati azionari potrebbero conoscere tre anni di crescita modesta, intervallati però da picchi di volatilità acuta. Ritengo che i listini dei Paesi centrali e semi-centrali dell’Europa saranno favoriti. Per quanto riguarda i titoli di Stato, il programma di QE ha già esercitato pressioni al rialzo sui prezzi aumentando artificialmente la domanda centrale di obbligazioni, a fronte di emissioni relativamente contenute. I nostri gestori specializzati in reddito fisso di Standish (BNY Mellon) si aspettano che le emissioni di titoli governativi europei diminuiscano ancora nel 2016, scendendo da circa 216 miliardi a 190 miliardi di euro. Questo processo, abbinato all’estensione del programma di QE, potrebbe portare i prezzi dei titoli di Stato a salire ancora, generando guadagni in conto capitale per chi era già investito ma causando non pochi grattacapi a chi invece vorrebbe allocare nuove risorse nel reddito fisso europeo. La costante immissione di liquidità avrà anche l’effetto di mantenere i default del credito societario a livelli relativamente bassi, al netto dell’influenza del prezzo del petrolio (che comunque si avvertirà sugli high yield statunitensi più che su quelli europei)”.
 

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