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Crollo delle Borse: cosa è successo e cosa accadrà in Cina

1/8/2016

La Banca centrale cinese è leggermente in ritardo con l’aggressiva politica monetaria espansiva: l'abbondante liquidità sosterrà l'intero mercato ma la volatilità aumenterà nei prossimi mesi


Il 2016 è iniziato sotto il segno della turbolenza per i mercati asiatici e in particolare modo per la Cina. In due dei primi quattro giorni di negoziazione, il meccanismo di interruzione dei mercati (circuit breaker) è scattato per ben due volte non appena l’indice CSI-300 ha subito un ribasso del 7%. A ciò si è aggiunta la svalutazione dello yuan: dal 28 dicembre e nei 7 giorni di borsa aperta successivi CNH, CNY, e il midpoint CNY si sono deprezzati sino a raggiungere rispettivamente l’1,97%, l’1,62% e l’1,38%. Cosa attenderà gli investitori nelle prossimi e settimane?

"I timori sul mercato sono esagerati, tuttavia non si sta esagerando sulla causa di tali timori. Non pensiamo che il circuit breaker diventerà la nuova normalità per gli investitori A-share. Tuttavia il meccanismo necessita di miglioramenti” si legge in un recente commento di Amundi. "La CSRC - prosegue Amundi - ha affermato che apporterà dei miglioramenti al meccanismo di interruzione delle negoziazioni. Questo tipo di interruttori automatici sono stati adottati da uno svariato numero di paesi, tra cui Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, che nel loro complesso hanno ottenuto buoni risultati in termini di stabilità del mercato".

Parlando delle prospettive macroeconomiche e di mercato per il Dragone, Amundi manteniene la stessa visione espressa nell’ultimo outlook confermando che l’economia cinese si sta consolidando in una forchetta e che nel 2016/2017 funzionerà da stabilizzatore per l’economia globale. Secondo il più grande asset manager dell’Eurozona, "l’aggressiva politica monetaria (anche se non la chiamano QE), quella fiscale (anche se non la chiamano stimolo) e le politiche di investimento continueranno e si estenderanno nel 2016 e oltre, contrastando la crisi economica". La liquidità nel mercato, del resto, "rimane ampia visto la politica accomodante aggressiva" e "a causa del parziale controllo dei capitali la pressione sul deflusso dei capitali rimane alta".

Nel complesso, Amundi pensa che la Banca centrale cinese sia leggermente in ritardo con l’aggressiva politica monetaria espansiva, dopo che la stessa è già stata adottata, in ordine di implementazione, da Fed, BOJ e BCE. "In generale questa abbondante liquidità sosterrà l’intero mercato" sottolinea Amundi aggiungendo però che "la pressione di vendita c'è", anche se i grandi azionisti non potranno vendere più dell’1% delle proprie partecipazioni nell’arco di tre mesi; i mercati resteranno volatili nel corso dell'anno.

Anche per Alice De Chamoy, deputy fund manager del fondo M&G Global Emerging Markets, il recente crollo della piazza cinese non deve essere fonte di preoccupazione per lo stato dell’economia, almeno non più di quanto non sia stato causa di entusiasmo il rally a livello di bolla speculativa che abbiamo visto nella prima metà del 2015. "Ci preoccupa, invece, di vedere un altro esempio di come le autorità cinesi siano riluttanti a lasciare che siano i mercati a determinare il giusto prezzo degli asset, poiché gli squilibri economici che vengono in tal modo generati ostacolano di conseguenza un sano riequilibrio dell’economia”  aggiunge il gestore.

Di diverso avviso è Paul Markham, gestore azionario globale di Newton IM (BNY Mellon). “Le preoccupazioni sull’economia cinese non sono infondate. Il Paese - spiega - è nel mezzo di una fase di ristrutturazione e di transizione verso una crescita guidata dai consumi domestici. C’è anche un eccesso di debito nel sistema bancario che condiziona il settore finanziario”.
 
Per quanto riguarda l’outlook sulle Borse, il gestore crede che sia troppo presto per interpretare il cattivo inizio del 2016 come il segnale di un anno problematico, anche se gli stimoli delle Banche Centrali hanno sempre meno effetto sull’economia reale. "Questo, insieme ai timori legati al rialzo dei tassi negli USA, potrebbe stare ad indicare un anno difficile per i mercati” conclude.

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