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Biotech: le ragioni del crollo e di un (possibile) rimbalzo

2/11/2016 | Gianpaolo Nodari - a.d. di J.Lamarck

L’indice Nasdaq Biotech è crollato di oltre il 17% nei primi otto giorni di negoziazione del 2016 e da allora la discesa è continuata. Un presagio di ulteriori ribassi? Ecco l'analisi di Gianpaolo Nodari (J.Lamarck)


Per il mercato azionario questo è stato il peggior inizio d’anno di sempre. Per il biotech addirittura peggio. L'indice Nasdaq Biotech è crollato di oltre il 17% nei primi otto giorni di negoziazione del 2016, con alcuni Etf specifici del settore che sono significativamente peggiorati.

Da allora la discesa è continuata. É giusto chiedersi quali possano essere le cause, se esistano, di questa situazione. Ma è ancora più importante chiedersi se quello che abbiamo visto nel mese di gennaio sia presagio di altri ribassi in arrivo. Proviamo a esaminare le possibili ragioni di questo storno e quelle a sostegno di un rimbalzo delle quotazioni.



1. Un’inversione di tendenza è fisiologica dopo un lungo periodo di forte sovraperformance
Data l’elevata numerosità delle valutazioni basate su proiezioni di eventi futuri in questo settore, c'era così tanto spazio lasciato all'interpretazione da rendere facili tanto le sovrastime quanto le sottostime. Se i mercati hanno sovrastimato il settore nel 2015, o se gli investitori temono che così sia stato, non è strano osservare un’inversione di tendenza. Ma questo è un problema temporaneo che, probabilmente, è già stato affrontato. Con l’indice Nasdaq Biotech ben al di sotto delle sue medie mobili a 200 e 500 giorni, si può con certezza sostenere che con lo storno si è bruciato tantissimo eccesso. Ciò permette al mercato di tornare a considerare i fattori fondamentali, nei quali l'industria sembra ancora molto forte nel complesso.

2. In tempi di alta volatilità le persone vendono asset rischiosi
Il biotech è considerato un simbolo di alto rischio in cui chi investe viene ricompensato con un alto rendimento. La volatilità è in aumento, gli investitori stanno diventando sempre più timorosi, di conseguenza il settore è stato messo sotto pressione. Ma questo ha più a che fare con la percezione delle cose che con la realtà. Questo discorso poteva avere un senso verso la fine degli anni novanta perché il settore era composto da tante piccole aziende con promesse interessanti ma pochi prodotti sul mercato. Oggi, invece, l'industria del biotech è troppo diversificata per essere contenuta semplicemente nella definizione di alto rischio. Con otto farmaci biotech presenti nella classifica dei dieci farmaci più venduti al mondo, il settore appare più come un rifugio sicuro in economie guidate dai prezzi del petrolio e dalla Cina. Una certa influenza può esserci ma in misura molto relativa. Il fattore demografico, di lungo termine, avrà un ruolo fondamentale per l'industria.

3. Cresce la paura sulla disponibilità di capitale 
Alcuni amministratori delegati hanno voluto rassicurare gli investitori sulle loro disponibilità finanziarie e sulla loro capacità di superare periodi di crisi. Paradossalmente, questo potrebbe far sentire gli investitori più nervosi. Il biotech è notoriamente un settore ad alta intensità di capitale e l'idea di entrare in un periodo di scarsità di risorse finanziarie non è allettante. Ma i bilanci sono davvero solidi e molte aziende hanno pienamente ragione quando sottolineano che sono in ottima forma dal punto di vista finanziario. Gli ultimi tre anni sono stati eccezionali per le aziende che, anche nel 2015, hanno ricevuto un numero record di approvazioni. La maggior parte di esse potrebbe auto-sostenersi per un lungo periodo con relativo agio, senza dover raccogliere altro denaro. La situazione è dunque del tutto diversa da quanto visto nel 2001 o nel 2008, quando molte aziende videro diradarsi gli afflussi di capitale.

4. Ci sono state molte approvazioni nel 2015 ma pochi lanci importanti
Nel 2013 abbiamo visto il lancio di grandi blockbuster come Sovaldi, Tecfidera e Imbruvica, nel 2014 abbiamo avuto Harvoni, Opdivo e Keytruda. Nel 2015 c'è stata invece una carenza di nuovi farmaci bestseller. Ma il 2015 è stato un anno record in termini di numero di nuovi farmaci approvati, meglio del 2014 e del 2013, entrambi forti. Alcuni farmaci, come i quelli contro il colesterolo di Amgen e Regeneron o Orkambi di Vertex (per il trattamento della fibrosi cistica) hanno un enorme potenziale e solo bisogno di tempo. Altre approvazioni semplicemente indicano che l'industria è riuscita a muoversi verso un obiettivo a lungo termine: più farmaci personalizzati, rivolti a popolazioni specifiche. Non solo i numeri delle approvazioni sono alti ma è senza dubbio molto più grande l'impatto di questi farmaci sui pazienti rispetto a quello avuto nei decenni passati da parte dell’industria farmaceutica.

5. La sovraperformance del settore è stata trainata in misura significativa da operazioni di M&A 
Il 2015 è stato l'anno migliore di sempre per le operazioni di M&A, che hanno superato il picco dei 600 miliardi di dollari. La conferenza di JP Morgan si è rivelata carente in questo tipo di annunci, portando molti a chiedersi se le acquisizioni possano rallentare in modo significativo. Ma anche questo sembra essere un altro anno favorevole alle operazioni di M&A. Le occasioni per entrare nel biotech a prezzi di saldo stimoleranno nuovamente l'interesse di grandi aziende farmaceutiche ed anche molte grandi aziende biotech hanno in progetto acquisti di società promettenti.

6. I prezzi dei farmaci sono sotto esame anche per via delle elezioni americane
Per decenni il settore sanitario ha goduto del potere di fissare i prezzi senza restrizioni e casi evidenti di abuso hanno catturato l’attenzione. Ciò non può andare avanti all'infinito e le quotazioni scontano la possibilità che questa sia la volta buona. Ma non è così probabile che questo accada. Per quanto sia necessario che l’industria faccia una seria autocritica sui prezzi di alcuni farmaci (non quelli più innovativi), è improbabile che quel giorno sia vicino. Un ipotetico presidente democratico nel 2017 fronteggerà probabilmente un Congresso repubblicano mentre un ipotetico presidente repubblicano è improbabile si ponga il problema. Già nel 1994 Hillary Clinton non riuscì a ottenere il supporto sufficiente per far passare la sua riforma nonostante il marito presidente e che entrambe le camere del Congresso fossero a maggioranza democratica. Tutto ciò evidenzia come, nonostante la discesa dei mercati, ci siano ancora buoni motivi per essere fiduciosi.

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