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McNamara (GAM): "Le banche europee non sono in crisi"

2/16/2016

Secondo il gestore sono stati i tassi di interesse negativi, il margine di interesse e i profitti ridotti a impattare i prezzi dei listini azionari e potrebbero innescare il meccanismo dei cocos


Il valore dei titoli azionari delle banche europee sono crollati a inizio 2016 entrando ufficialmente in una fase di bear market. L’indice Stoxx Europe 600 Banks da inizio anno è sceso di oltre 23 punti percentuali (-30% il calo nelle ultime 52 settimane), tanto da aumentare i timori tra gli investitori di possibili eventi schock. Alcuni, i più pessimisti, dopo il rosso per oltre 7 miliardi di euro, hanno paragonato Deutsche Bank a Lehman Brothers sulla base della forte esposizione al mercato dei derivati.

Ma c’è davvero da preoccupassi? “Non vediamo alcun indicatore nel settore bancario che possa suggerire alcun evento in arrivo all’interno dell’industria e, tantomeno una crisi. Tutto si sta comportando in maniera normale” spiega Paul McNamara (nella foto), gestore del GAM Star Emerging Market Rates. Secondo l’esperto, la fonte del contagio nel settore bancario europeo sono i tassi di interesse negativi, il margine di interesse e i ridotti profitti, “che stanno dannosamente impattando i prezzi dei listini azionari e potrebbero potenzialmente innescare il meccanismo dei cocos, il trait d’union tra i mercati azionari e quelli obbligazionari”.

"Non vediamo quindi un’Europa in sofferenza per via di una crisi bancaria, della stagflazione o dell’inflazione ma crediamo, piuttosto, che il mercato debba abituarsi all’idea di tassi di interessi più bassi per un più lungo periodo” aggiunge il gestore. Per quanto riguarda i paesi emergenti, McNamara considera l’analisi dei fondamenti di questi paesi come accurata, ma trova che il posizionamento del mercato su questi ultimi sia estremo.

"La maggioranza - sottolinea - ha un posizionamento long sul dollaro, sui titoli growth e sui titoli del settore al consumo mentre ha un posizionamento short su tutto ciò che è connesso alla Cina, agli Emergenti o alle materie prime, ma questa strategia non si sta dimostrando particolarmente profittevole. Le azioni dei mercati Emergenti hanno in realtà sovraperformato e le valute degli emergenti sono modestamente positive, anche se non particolarmente attraenti al momento, mentre i titoli obbligazionari offrono un valore molto attraente”.

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