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7/22/2016 | C. Warren Skillman e William J. Adams
Negli ultimi 5 anni, i mercati emergenti sono passati da asset class amata universalmente a bersaglio dello scetticismo degli investitori. In questo periodo il superciclo delle materie prime è collassato, la crescita domestica è andata deteriorandosi e le pressioni valutarie sono aumentate. Di conseguenza, le azioni emergenti hanno spesso sottoperformato le controparti dei mercati sviluppati.
Tuttavia, riteniamo che gli investimenti di lungo termine sui mercati emergenti restino interessanti grazie ai fattori demografici favorevoli, al potenziale di rialzo maggiore e al miglior margine di crescita del PIL pro- capite rispetto ai livelli dei Paesi sviluppati. Il dividendo demografico, insieme allo sviluppo delle infrastrutture e agli efficientamenti sul fronte della produzione, nonché alla crescita della classe media, sono tutti fattori di crescita strutturale che vanno ben oltre le fasi periodiche di ribassi ciclici .
Storicamente, gli investitori sono stati ricompensati per aver allocato sulle asset class emergenti dopo periodi di performance deludenti associati a valutazioni attraenti. Ora che la maggior parte delle cattive notizie è già incorporate nei prezzi, uno scenario caratterizzato dalla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime e del dollaro USA potrebbe dare origine a un miglioramento significativo nel profilo degli utili societari emergenti. Man mano che la ripresa si dipana, riteniamo che le aree value dei mercati emergenti saranno le prime a beneficiarne. I miglioramenti nella competitività delle esportazioni, della disciplina sugli investimenti, dell'M&A e delle riforme politiche sono fattori importanti per valutare, e cogliere, le migliori opportunità di investimento che si presentano oggi.
*C. Warren Skillman, portoflio manager, e William J. Adams, portfolio strategist – The Boston Company Asset Management1 (BNY Mellon)
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