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L'incertezza di Stati Uniti ed Europa fa brillare gli emergenti

10/5/2016 | Davide Mosca

Appuntamenti elettorali e debolezze strutturali frenano i Paesi sviluppati, al contrario dell'universo emergente, Cina compresa, in cui crescono le opportunità, come spiega Luke Richdale, head of global emerging market e portfolio manager di JP Morgan Asset Management.


Gli Stati Uniti sono alle prese con un'elezione presidenziale dagli esiti incerti e con lo spettro recessione. La Gran Bretagna ha appena visto il suo primo ministro Theresa May annunciare che attiverà la procedura per l'uscita dall'Unione Europea entro marzo 2017, rendendo reale la Brexit, con tutte le incognite del caso. Il tutto mentre il resto dell'Europa, si confronta con tensioni sociali e politiche legate all'immigrazione e alle difficoltà nel far ripartire la crescita. Un quadro, quello dei Paesi sviluppati, non del tutto negativo e in cui si possono trovare opportunità, ma che non regge il confronto con gli emergenti. Un comparto che è uscito dalle difficoltà incontrate nel 2015 per realizzare complessivamente le migliori performance di crescita e azionarie year to date, con ulteriori prospettive di milgioramento.

 

Ne è convinto Luke Richdale, head of global emerging market e portfolio manager (nella foto) di JP Morgan Asset Management, che parte da Russia e Brasile per analizzare lo stato e le prospettive dei mercati emergenti. Due Paesi che sono riusciti a risollevarsi, stabilizzando questioni primarie: il mercato delle materie prime per la Russia e la situazione politica, con l'avvicendamento Rousseff-Temer, per il Brasile. 

 

Ciò che più conta è però il netto miglioramento dell'outlook sulla Cina, alle prese con un rallentamento che riflette un processo di trasformazione strutturale dell'economia. Due sono, secondo Richdale, i fondamentali driver che guideranno il ritorno di una decisa crescita cinese.

 

Il primo fattore è lo sviluppo della new economy. Nel 2010 l'e-commerce cinese valeva il 16% del totale mondiale. Oggi rappresenta il 47% degli acquisti online a livello globale. Con l'enorme base di utilizzatori su cui può contare la Cina, lo sviluppo delle attività economiche legate alla new economy promette di essere molto rapido e raggiungere volumi enormi. Basti pensare che Alipay, il sistema di pagamento elettronico legato al colosso cinese della vendita online Alibaba, ha già raggiunto un volume di pagamenti triplo rispetto ai 282 miliardi di dollari l'anno totalizzato da PayPal.

 

Secondo driver di crescita e generatore di opportunità è lo sviluppo del mercato azionario e la progressiva apertura agli investitori esteri. Le attività A-shares legate alle borse di Shanghai e Shenzhen sono già aumentate in modo significativo e si prevede una crescita esponenziale nel caso in cui venga portato avanti il processo di liberalizzazione. 

 

Una view sul colosso asiatico dai caratteri nettamente positivi che trova ulteriore conferma nelle parole di Stephanie Flanders, chief market strategist Europa e Regno Unito di JP Morgan Investment Management, che, affrontando lo stato della crescita globale in occasione dell'incontro organizzato dall'asset manager con i media e in corso a Londra, nota come "negli ultimi mesi gli investitori, precedentemente preoccupati dalla situazione dei paesi emergenti, si siano posizionati con decisione in questa asset class. Il cambio di opinione dei mercati include la Cina - conclude Flanders - per cui non è più presente la pressante preoccupazione dei mesi passati."

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