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Accordo dell'Opec: dove può arrivare il prezzo del greggio

12/2/2016

L’intesa raggiunta a Vienna il 30 novembre mette fine alla strategia del cartello per allontanare i competitor russi e nordamericani. Ecco le view dei gestori


Dopo otto anni il cartello dell’Opec ha trovato l’accordo per ridurre la produzione giornaliera di 1,2 milioni di barili. L’intesa, raggiunta il 30 novembre a Vienna, mette fine alla strategia del cartello che da due anni inonda il mercato per allontanare gli attori che hanno costi di produzione più alti, soprattutto i produttori di shale oil nel Nord America. Ora i mercati si chiedono fino a dove potrà spingersi il prezzo nei prossimi mesi. "L’accordo rappresenta il primo taglio alla produzione dal 2008. In maniera sorprendente, anche la Russia sembra intenzionata a tagliare la propria produzione e sono in corso discussioni con altri Paese esterni all’Opec. Dal nostro punto di vista, la previsione del prezzo del petrolio si attesta intorno ai 60 dollari al barile per il 2017" spiega Roberto Cominotto, gestore del fondo Julius Baer Multistock – Energy Fund di GAM.

Tuttavia, molti attori del mercato nutrono scetticismo sulla possibilità che la ripresa del prezzo possa andare avanti per i timori derivanti dall’immissione sul mercato dello shale americano quando il prezzo sarà vicino ai 50 dollari al barile. "Dal nostro punto di vista, questo punto di vista sovrastima l’impatto della produzione di shale americano sul mercato globale. Rappresentando solo il 5% della produzione globale di petrolio, i produttori di shale negli USA avrebbero bisogno di aumentare la propria produzione a un ritmo molto significativo per generare un impatto sul mercato globale del petrolio. Crediamo ad uno scenario di questo tipo solo se il barile si attesterà sui 70 dollari per un lungo periodo" prosegue Cominotto. Ma non sono pochi gli esperti che invitano alla cautela.

"Con alcuni membri dell'Opec alle prese con problemi di natura geopolitica ed economica, un accordo sul taglio della produzione di greggio testimonia l'impegno dell’Organizzazione nel garantire un mercato in equilibrio e, di conseguenza, un miglioramento dei prezzi" commenta David Whitten, esperto di materie prime e risorse naturali del gestore di patrimoni britannico Henderson Global Investors. "In ogni caso, gli obiettivi concordati dovranno essere rigorosamente rispettati non solo per assicurare un rapido ribilanciamento del mercato, ma anche per mantenere intatta la credibilità del cartello" prosegue.

Il settore, inoltre, deve ancora scontare i tagli da 1 trilione di dollari agli investimenti fatti durante la crisi delle materie prime, che secondo James Butterfill, capo della ricerca di ETF Securities, operatore specializzato negli investimenti sulle materie prime, cominceranno a impattare sull’offerta nel 2017. "Quando i tagli prolungati alla produzione toccheranno gran parte delle scorte, è probabile che il prezzo del petrolio scambi al di sopra dei 55 dollari al barile" conclude l'esperto.

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