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La Trumponomics è la nuova Reaganomics?

12/21/2016 | Marcella Persola

Per Jim Leaviss, head of retail fixed interest di M&G Investments lo scenario obbligazionario del 2017 è completamente nuovo.


Cosa accadrà al mercato obbligazionario nel 2017? Per Jim Leaviss (nella foto), head of retail fixed interest di M&G Investments lo scenario è completamente nuovo. "Si può affermare senza tema di smentita che, all'inizio del 2016, in pochi avrebbero previsto di chiudere l'anno con il presidente eletto Trump in procinto di insediarsi alla Casa Bianca e la classe dirigente britannica in lite aperta sulla modalità (dura, morbida o una via di mezzo?) dell'uscita del Paese dall'Unione Europea" sottolinea l'esperto della casa di gestione anglosassone.

 

"Dopo l'andamento fiacco del 2015 in molte aree del reddito fisso, il 2016 è stato nel complesso più positivo, nonostante la forte volatilità. Gli spread si sono contratti nel credito investment grade e, ancora di più, nel segmento dei titoli high yield, in cui i tassi di default sono rimasti elevati, anche se su questo hanno inciso soprattutto gli emittenti del settore energetico e l'incremento graduale del prezzo del petrolio dovrebbe attenuare almeno in parte le pressioni su queste società. E dopo un 2015 di passione per i mercati emergenti, l'asset class ha visto un andamento decisamente più positivo nel 2016, almeno fino alla vittoria di Donald Trump in novembre" continua Leaviss.

 

"Una delle reazioni più evidenti dei mercati finanziari al risultato elettorale è stata la brusca correzione scattata sui titoli di Stato. Ora che il partito Repubblicano ha conquistato la maggioranza dei seggi sia al Senato che al Congresso, il presidente eletto Trump dovrebbe avere i numeri per realizzare le politiche economiche promesse, imperniate su una spesa infrastrutturale consistente e lauti sgravi fiscali per le imprese. Dovremmo aspettarci la messa in atto anche delle paventate misure di stampo protezionista" chiosa l'head of retail fixed interest della società .

 

Ma sarà Trumponomics è la nuova Reaganomics? si chiede il gestore. "Sono state proposte molte similitudini fra la situazione che si prospetta per Donald Trump nel 2017 e quella esistente nel 1981, ai tempi dell'insediamento di Ronald Reagan. All'epoca, Reagan aveva ereditato un'economia anemica con un tasso di inflazione prossimo al 15%. La sua prima risposta fu l'Economic Recovery Tax Act, una legge che prevedeva ampi tagli alle imposte, entrate inferiori per lo Stato e una riduzione della spesa pubblica previdenziale. Di conseguenza, i rendimenti sui Treasury salirono ai massimi di sempre. A quei tempi, il rapporto debito/PIL era di appena il 30%, un livello molto distante dal quasi 100% che Trump sta ereditando oggi. Ciò spiega il timore che Trump semplicemente non disponga del margine di cui godeva Reagan per procedere con la Trumponomics senza spaventare i mercati. La sua proposta di incrementare lo stimolo fiscale si annuncia inflazionistica e, se davvero dovesse dichiarare guerra aperta sul piano commerciale, l'impatto potrebbe essere ancora più pronunciato, con i dazi imposti per rappresaglia destinati a spingere verso l'alto i prezzi dei beni importati" prosegue Leaviss. "Come già notato, l'elezione di Trump implica probabilmente l'adozione di una politica di bilancio fortemente espansionista da parte negli Stati Uniti. Il presidente eletto ha anche proposto un deciso incremento della spesa per infrastrutture e del budget per la difesa. Se questo dovesse spingere l'inflazione già in ascesa, la Fed potrebbe trovarsi costretta a innalzare i tassi d'interesse provocando, di conseguenza, un ulteriore apprezzamento del dollaro" spiega Leaviss. E questo che implicazioni avrebbe? "Lo yen e l'euro sembrano particolarmente vulnerabili, vista la conferma della politica monetaria espansiva da parte della Banca del Giappone (BoJ) e della Banca centrale europea (BCE). La decisione della BoJ di passare a misure mirate alla curva dei rendimenti garantisce che i tassi reali scendano con l'aumento dell'inflazione, pertanto che le condizioni finanziarie diventeranno sempre meno rigide, con l'avanzare della ripresa".

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