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L'Italia non è un "investimento sostenibile"

2/13/2017

È quanto afferma Degroof Petercam Asset Management nella consueta classifica sulla sostenibilità dei paesi Ocse


L'asset manager del Benelux Degroof Petercam Asset Management ha aggiornato la sua classifica che valuta la sostenibilità dei Paesi Ocse in base alla media delle posizioni in cinque aree principali: trasparenza e valori democratici, ambiente, istruzione, popolazione, sistema sanitario e distribuzione della ricchezza, economia. Dal 2007 la società di gestione effettua ogni sei mesi l’analisi di sostenibilità per 34 paesi membri dell’Ocse con lo scopo di definire l’universo di investimento del fondo obbligazionario governativo SRI DPAM L Bonds Government Sustainable, dal quale vengono esclusi quei Paesi che occupano la metà inferiore della classifica. "Sulla base di una metodologia proprietaria – sottolinea Ophélie Mortier, Responsible Investment Strategist di Degroof Petercam AM – ciascun Paese viene valutato in base alla capacità di affrontare le sfide della sostenibilità e all’impegno nel rispondere alle necessità della generazione attuale, senza compromettere il benessere delle generazioni future".

Il primo posto della classifica di sostenibilità è occupato dalla Norvegia (era sesta nella rilevazione del secondo semestre 2015), seguita da Svezia (stabile al secondo posto) e Danimarca, che perde così il primato. L’Italia, ventottesima, perde tre posizioni rispetto a un anno fa e rimane fuori dall’universo di investimento insieme ad altre nazioni importanti come Stati Uniti (25°), Francia (18°) e Giappone (20°). In particolare, del nostro paese preoccupano, oltre alla situazione economica, il basso tasso di fertilità e l’indice di dipendenza dagli anziani, l’assenza di investimenti reali in ricerca e sviluppo e la drammaticità dei dati sulla disoccupazione giovanile. Oltre ai già noti fattori di criticità relativi alla governance del Paese (incidenza della corruzione e solidità delle istituzioni), gli indicatori sociali non stanno mostrando alcun segnale di miglioramento. I dati in tema ambientale non sono confortanti ed emerge uno sforzo limitato anche sul fronte delle energie rinnovabili.

L’Italia, che dal 2007 perde posizioni in classifica, esce perdente anche da un confronto ravvicinato con altre realtà dell’Europa meridionale, quali Spagna, Portogallo e Grecia. Più in dettaglio, nel pilastro “Trasparenza e Valori Democratici” perdiamo due punti (“incidenza della corruzione” -2, “solidità delle istituzioni” -1); in quello “Istruzione” si registra un calo di 2,5 punti, principalmente per la più bassa qualità del nostro sistema educativo. In negativo anche il punteggio sulla “distribuzione della ricchezza” che ben si combina con un basso coefficiente GINI (grado di diseguaglianza) attribuito al nostro Paese dall’Istat.

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