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Ahmed (LOIM): guardiamo con favore agli emergenti

5/18/2017 | Marcella Persola

Il chief investment strategist della società fa un punto sulle strategie dei mercati obbligazionari e sulle opportunità oggi presenti in tale contesto.


Salman Ahmed (nella foto) chief investment strategist di Lombard Odier Investment Managers fa un punto sulle strategie dei mercati obbligazionari e sulle opportunità oggi presenti in tale contesto. Strizzando un occhio al debito emergente, tornato in auge.

 

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di nuove strategie per la ricerca del rendimento. Oggi qual è l'approccio migliore per averne?

Gli investitori obbligazionari hanno bisogno di trovare rendimento. Possono farlo ampliando la duration del portafoglio, ma nelle condizioni attuali di mercato sarebbe molto rischioso. Pensiamo invece che la strada migliore sia assumersi maggiore rischio di credito e liquidità. Per quando riguarda il rischio di credito, consideriamo i titoli obbligazionari con rating BBB e BB, il cosiddetto settore “crossover”, particolarmente interessanti: in questi settori i rendimenti tendono a essere elevati rispetto al rischio di default, in parte a causa di errate definizioni dei prezzi quando i titoli si spostano tra l’investment-grade e l’high-yield e i gestori soggetti a vincoli sono obbligati a negoziarli. In termini di rischio di liquidità, consigliamo asset illiquidi come il debito privato, il debito infrastrutturale o i titoli legati alle assicurazioni.

Introdurre più credito di rischio tramite investimenti meno liquidi significa che gli investitori non possono più affidarsi alla possibilità di uscire dalle posizioni negoziandole. Questo implica un’attenzione molto maggiore ai fondamentali del credito di alta qualità, che a sua volta implica un approccio unconstrained invece di una strategia legata ai tradizionali benchmark a capitalizzazione di mercato che tendono ad assegnare maggiore ponderazione agli emittenti più indebitati.

 

Quali sono il rischio e la sfida maggiori per questo mercato?

Pensiamo che gli investitori obbligazionari nello spazio investment-grade debbano affrontare due grossi rischi. Il primo è la potenziale perdita di capitale e mancanza di diversificazione che nascono da una maggiore sensibilità ai tassi d’interesse (duration). La seconda è la liquidità compromessa dei mercati obbligazionari, conseguenza dei programmi di acquisto di titoli obbligazionari da parte delle banche centrali e delle recenti normative che hanno ridotto le attività di negoziazione e market making delle banche.

La duration aumenta con il declino dei rendimenti. Gli investitori spesso amplificano questa situazione prolungando le scadenze dei portafogli per mantenere il rendimento. Crediamo che questo atteggiamento sia rischioso: non c’è molto spazio per un’ulteriore riduzione dei tassi d’interesse, ma c’è invece spazio per un loro aumento nel caso in cui i mercati dovessero anticipare una reflazione. Inoltre, con così poco margine per una contrazione dei rendimenti, la diversificazione che gli investitori offrivano nei periodi di sell-off dei mercati azionari potrebbe ridursi notevolmente. Ecco perché crediamo sia meglio cercare il rendimento con maggiore rischio di credito invece che con maggior duration, e affrontare la carenza di liquidità sul mercato seguendo una strategia basata su alta qualità e ridotto turnover.

Gli investitori che devono sostituire parte della liquidità del portafoglio perduta possono esplorare le strategie multi-asset e absolute-return implementate con derivati molto liquidi, e che puntano a rendimenti attesi in linea con quanto offerto dal comparto obbligazionario investment-grade prima della crisi finanziaria del 2007-09.

 

 

Qual è il suo outlook?

Al di fuori dell’Europa, manteniamo una visione positiva sugli asset dei mercati emergenti e preferiamo maggiormente il debito e le azioni in valuta locale rispetto al debito in valuta forte. Crediamo che, insieme, crescita economica in ripresa e inflazione ancora sottotono continueranno a essere fattori di sostegno importanti per i mercati emergenti.

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