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Petrolio nelle mani dell’OPEC. Pesa la scelta in portafoglio

5/25/2017 | Gloria Grigolon

In attesa del meeting che si terrà oggi a Vienna dei principali produttori di petrolio, i mercati si chiedono se verrà confermato il tetto alla produzione da 32,5 milioni di barili al giorno.


Prezzi del petrolio più stabili e in tendenziale aumento, ma le questioni da risolvere in ottica di investimento restano molte. Su quali settori impatteranno le decisioni dell’OPEC?

 

E’ fissato per oggi il meeting dei principali produttori di petrolio, che si incontreranno a Vienna per decidere se estendere fino a marzo 2018 il tetto alla produzione da 32,5 milioni di barili al giorno. Un primo accordo era stato raggiunto a fine 2016, per limitare l’eccesso di output che ha affossato le quotazioni della materia prima. Si proseguirà su tale strada? Per alcuni dei partner di Advisor Professional le considerazioni da fare sono molteplici.

"L'accordo Opec” ha infatti ricordato PIMCOha riattivato gli investimenti dei produttori non-OPEC”. Il rischio, in tal senso, è che si decida di non rinnovare l'accordo sul taglio oltre il 2017 “accelerando la produzione contestualmente ad un aumento degli investimenti di breve termine negli USA".

 

Il prolungato calo dei prezzi del petrolio ha inciso profondamente sul settore energetico: da maggio 2014 ad ora il WTI ha perso più del 50%, passando da una quotazione oltre i 100 dollari al barile ad un prezzo medio di $50. La progressiva vendita di posizioni sulle società energetiche e sul comparto petrolifero ha aperto, secondo Capital Group, nuove opportunità d’investimento per l’obbligazionario corporate investment grade USA. Nel mercato attuale risulterebbe quindi “giustificata un’elevata esposizione alle aziende energetiche, in particolare quelle attive nelle condutture e nei giacimenti petroliferi”.

 

Di diverso avviso è Goldman Sachs, secondo cui “i tagli alla produzione da parte dell’OPEC hanno portato il mercato del petrolio da un eccesso di offerta ad una carenza rispetto alla domanda. Ci aspettiamo” hanno proseguito da GSAM “che questa dinamica sosterrà un rialzo dei prezzi petroliferi nel 2017”; la società si è infatti dichiarata “sovraesposta” sul mercato del greggio. Le scorte ridotte e l’eccessiva volatilità che ha colpito la quotazione negli ultimi mesi dovrebbero, secondo i gestori, sostenere i prezzi del petrolio durante il periodo estivo e, probabilmente, oltre. Le maggiori opportunità di investimento, in tale ottica, si aprono nel mercato del credito societario, specie per i settori high yield collegati agli energetici (nel comparto dell’esplorazione).

 

E gli Stati Uniti? Sul mercato a stelle e strisce resta da sciogliere il nodo Trump, il quale ha di recente annunciato l’intenzione di una possibile vendita massiva delle scorte di greggio americane, con impatto depressivo sui prezzi. Le preoccupazioni su un eventuale incremento della produzione di scisto sono invece basse, in quanto lo shale oil pesa solo in piccola parte sull’offerta mondiale. Sull’economia americana si è sbilanciata La Financiére de l’Echiquier, che ha definito “curioso” l’incremento dei prezzi alla produzione, trainati dalla componente trasporti, a sua volta condizionata dai prezzi del petrolio. “Visti i recenti movimenti al ribasso del greggio” hanno dichiarato, il rialzo del PPI negli Stati Uniti dovrebbe riassorbirsi velocemente.

 

Tornando alle quotazioni, secondo Pictetè chiaro che il prezzo del petrolio non bucherà a rialzo quella fascia che abbiamo identificato da tempo tra i 40 e i 60 dollari al barile. Adesso” ha però aggiunto la società “siamo nella parte bassa e speriamo possa stabilizzarsi a tali livelli, altrimenti potrebbe creare qualche preoccupazione ulteriore al mercato”.

 

Infine, contestualizzando le dinamiche del petrolio sulle economie non sviluppate, le valute dei Paesi Emergenti esportatori di materia prima hanno beneficiato dell'aumento dei prezzi del greggio. Nella sua analisi, Legg Mason ha legato tale dinamica agli incrementi del peso colombiano e del real brasiliano (+2,8% e +2,6% rispetto al dollaro statunitense), indicando la Russia, esportatore diretto d’energia, tra coloro che più ne hanno beneficiato. Quest'ultimo paese nella view di Fidelity, potrà beneficiare di prezzi di petrolio stabili e crescenti.

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