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Trump, il "no" a Parigi che cambia il clima

6/15/2017 | Gloria Grigolon

Trump rivoluziona il clima americano e, in sede di G7, conferma la ritirata dagli accordi di Parigi. Gli Stati Uniti, assieme a Siria e Nicaragua, avranno piena libertà di decidere quali fonti energetiche sfruttare e in che termini, correndo però alcuni rischi


Trump rivoluziona il clima americano e, in sede di G7, conferma la ritirata dagli accordi di Parigi. Gli Stati Uniti, assieme a Siria e Nicaragua, avranno ora piena libertà di decidere quali fonti energetiche sfruttare e in che termini, correndo però un duplice rischio: da un lato, esser recepiti come partner inaffidabile in sede di contrattazioni internazionali; dall’altro, trovarsi entro pochi anni a porre in essere cambiamenti strutturali invasivi per non rimanere indietro rispetto al resto del mondo convertitosi all’energia rinnovabile.

 

Sul tema si sono espressi alcuni dei principali gestori della piazza finanziaria, partner di Advisor Professional.

 

È difficile prevedere come il mercato azionario reagirà alla decisione” hanno commentato i gestori di Mirova, affiliata di Natixis Global Asset Management. “Subito dopo la vittoria di Trump, le società estrattrici di combustibili fossili hanno performato molto bene, mentre quelle legate alla produzione di energia più sostenibile hanno registrato risultati inferiori. Quest’anno tale scenario sembra essersi ribaltato e le rinnovabili sono economicamente accessibili”. L’iniziale “non-reazione dei mercati alla notizia”, a detta di Natixis, avrà tuttavia un impatto più psicologico che economico: “La combinazione tra tecnologie avanzate, realtà economiche attive nella produzione di energia e nell’efficientamento energetico, ridurranno il potenziale impatto negativo della scelta di Trump”.

 

Secondo Pictet AM, il ritiro degli USA dall’accordo sul cambiamento climatico non influenzerà il passaggio alle energie pulite. Gli esperti del comparto Clean Energy ritengono infatti che la ricerca di fonti energetiche sostenibili abbia raggiunto “il punto di non ritorno” e che le fluttuazioni del prezzo del petrolio non dovrebbero ostacolare l’innovazione tecnologica. Negli anni ’90 circa il 37% dell’offerta energetica globale derivava dal petrolio; oggi tale quota è scesa al 31%, mentre carbone ed energie pulite (compresi gas naturale ed impianti idroelettrici) contribuiscono rispettivamente per il 29% e il 34%. Secondo le attese, entro il 2040 solo il 50% della produzione energetica mondiale proverrà da carbone e petrolio.

 

A riprova del fatto che il mondo si sta muovendo nella direzione delle fonti rinnovabili, Morgan Stanley IM ha rilevato come dopo il 2010 vi sia stata una “decorrelazione delle emissioni di CO2 dalla crescita del PIL” che testimonia come “l’energia che alimenta l’economia venga utilizzata in modo più efficiente e prodotta utilizzando metodi ecocompatibili”. In termini d’investimento “la transizione in atto potrebbe trasformare i fattori ESG (ambientali, sociali e di governance) in un importante propulsore della crescita economica”, creando opportunità d’investimento nel lungo termine con effetti rialzisti anche sul prodotto interno lordo.

 

A trarre maggior beneficio da tale processo saranno i mercati emergenti che, partendo da zero, non hanno necessità di rottamare un’infrastruttura già esistente: nel 2017, Cina ed India hanno superato per la prima volta gli Stati Uniti nella classifica EY Recai dei paesi a più alto potenziale di crescita in materia di energie pulite. Nelle prime venti posizioni spiccano inoltre Cile, Messico, Brasile e Sudafrica.

 

Dal canto loro, negli USA la nuova rivoluzione si collega ai Big Data, che hanno ridotto i costi aziendali del comparto energetico, migliorandone l’efficienza. A proposito, Goldman Sachs AM ha spiegato che “i produttori di gas di scisto statunitensi utilizzano la tecnologia per registrare i dati sui pozzi, con l’obiettivo di affinare il processo produttivo, riducendo i tempi di perforazione”. Lo studio analitico incrociato dei database è sfruttato anche dai parchi eolici europei per migliorare l’efficienza nell’operatività e nella manutenzione degli impianti.

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