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USA vs Eurozona, chi vince la battaglia degli utili?

8/8/2017

Guardando ai risultati presentati nel secondo trimestre e alle previsioni per il 2018 diventa evidente il ruolo giocato dal mercato valutario. E in particolare dall'euro.


Gli Stati Uniti superano l'Eurozona, quando si parla di utili aziendali. Ma restano al palo, quando si parla di crescita dell'economia interna. Sono queste alcune delle conclusioni emerse dall'ultimo report firmato da Patrick Moonen, Principal Strategist Multi Asset di NN Investment Partners.  L'esperto si concentra subito sulla stazione degli utili del secondo trimestre che mostra come, "andando avanti, i movimenti valutari diventeranno una variabile importante, fra le varie regioni, in termini di performance relative degli utili". Si spiega così il divario oggi esistente tra utili statunitensi e e utili dell'Eurozona. 

 

"In tutte le aree, gli utili hanno superato le aspettative" spiega Moonen. "Tuttavia, se si guarda alla portata di questi risultati sorprendenti, gli Stati Uniti e il Giappone sono andati meglio dell’Eurozona. Infatti, la percentuale di società che hanno superato le stime negli Stati Uniti è stata del 77%, contro un 57% nell’Eurozona".

 

E una possibile spiegazione delle cifre relativamente modeste riportate dalle società dell’Eurozona può essere ricercata proprio "nella forza dell’euro, ciò significa che le vendite all’estero si traducono in una minore quantità di euro. Le valute costituiscono un elemento fondamentale per l’earning momentum relativo, e attualmente rappresentano, da un lato, un passo avanti per le società statunitensi, dall’altro un ostacolo sempre più rilevante per quelle dell’Eurozona".

 

Un gap tra Stati Uniti ed Europa che permane anche se si guarda alle stime di consensus del mercato per il 2018 che indicano "una crescita maggiore degli utili negli Stati Uniti (11,7%) piuttosto che nell’Eurozona (9,3%). Secondo le previsioni sarà migliore anche di quella degli utili giapponesi che, per l’anno finanziario che si concluderà a marzo del 2019, è attesa al 7,1%. Tale gap è aumentato negli ultimi mesi e riteniamo che ciò sia dovuto principalmente ai movimenti valutari" chiosa Moonen che non nega però che "l’economia interna dell’Eurozona sta crescendo più velocemente di quanto atteso inizialmente e questo dovrebbe attutire in parte l’impatto derivante dall’euro forte".

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