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L'Asia ringrazia il "finto" protezionismo USA

1/16/2018 | Redazione Advisor

Ma anche la ripresa dei prezzi delle materie prime e le dinamiche del commercio mondiale. E per il 2018...


"Tutte le principali economie dovrebbero espandersi nel 2018, il che potrebbe prolungare l'attuale ciclo, con ricadute positive e un conseguente aumento degli investimenti di capitale a livello locale. Ciò si sovrapporrebbe alla continua espansione del commercio intraregionale, evidente sia dall'aumento del valore che dalla domanda di volumi proveniente dagli utilizzatori finali in Asia".

 

È questo il parere di Christopher Chu, Fund Manager – Asian equities di Union Bancaire Privée – UBP, in merito al futuro economico dei mercati azionari emergenti che, a detta dell'esperto, hanno registrato nel 2017 un forte rialzo soprattutto perché "le aspettative di politiche protezionistiche dell'inizio dell'anno non si sono mai concretizzate, mentre i prezzi delle materie prime e le dinamiche del commercio mondiale si sono ripresi. Questo svanire del protezionismo ha creato buone speranze per i mercati emergenti, in particolare per l'Asia e le sue principali economie orientate all'esportazione che partecipano alle catene di approvvigionamento globali. I mercati asiatici sono stati supportati da una crescita degli utili migliore di quanto previsto in tutta la regione, fatto che ha interessato anche le società di internet e dell‘IT, le quali hanno rappresentato una parte significativa dei rendimenti di MSCI Asia Ex-Giappone nel 2017" scrive Chu in un suo recente report che vede per il 2018 delle prospettive di crescita economica  per l'Asia ben ancorate alle due maggiori economie della regione, Cina e India, che negli ultimi anni hanno attuato entrambe riforme strutturali. 

 

"Ci aspettiamo che l'economia cinese rallenti nel 2018, soprattutto a causa di un rallentamento degli investimenti in attività fisse, che riflette gli sforzi di Pechino per dare priorità ai consumi interni e far fronte all'eccesso di capacità nei vecchi settori" spiega l'esperto di UBP. "L'economia indiana dovrebbe controbilanciare l'esercizio di riequilibrio della Cina, con le piccole e medie imprese che recuperano dall'impatto della demonetizzazione e dall‘implementazione della tassa sui beni e servizi".

 

E se un domani dovessimo registrare un aumento della forza del dollaro USA? Nessun problema: "un improvviso aumento della forza del dollaro USA o un tono più aggressivo sui tassi di interesse da parte della Federal Reserve creerebbe vento contrario dato il significativo apprezzamento valutario in Asia, ma offrirebbe un'interessante opportunità di acquisto per questa asset class" conclude Chu. "L'opinione tradizionale secondo cui un dollaro più forte nei confronti delle valute asiatiche danneggia le economie asiatiche è meno dominante per via della proliferazione di società tecnologiche cinesi e regionali i cui utili sono trainati a livello domestico. Per l'Asia nel 2018 manteniamo quindi una prospettiva costruttiva".

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