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Schroders, reflazione: 3 punti chiave

1/31/2018 | Greta Bisello

Quali elementi dovranno mantenersi in equilibrio per garantire che la relfazione continui? La risposta nel commento di Johanna Kyrklund, global head of multi-asset investments


Tre è il numero perfetto anche per garantire che la reflazione prosegua nel 2018.

 

Johanna Kyrklund, global head of multi-asset investments, Schroders, stima che l'espansione globale rimanga attorno al 3% nei prossimi due anni. 

 

Le valutazioni azionarie statunitensi saranno sostenibili fino a quando il decennale americano non supererà il 3% e affinchè ciò avvenga l'inflazione dovrà restare moderata.

 

L'inflazione subirà una compressione a causa degli sconvolgimenti tecnologici e dell'invecchiamento demografico. Prosegue Kyrklund, ci si attende un processo di normalizzazione monetaria graduale.

 

L'elemento disturbante per questo scenario complessivo potrebbe essere l'inflazione, ma non solo. Anche i salari rappresentano un rischio.

La fase di rallentamento che per il momento pare giusta, la produzione è ancora superiore al trend e, seppur più lentamente, la crescita continua. Ma le attese di rendimento dall’azionario, così come le valutazioni, sono elevate, creando spazio per la delusione e per ritorni negativi.

 

Nonostante una diffusa positività, ci sono tre trend che è bene continuare a monitorare.

Le autorità cinesi e statunitensi stanno rimuovendo liquidità dal mercato. Sebbene la normalizzazione delle politiche monetarie sia appropriata per l’attuale fase del ciclo, c’è sempre il rischio di una stretta troppo rapida.

 

Le curve dei rendimenti si stanno appiattendo, suggerendo che i mercati obbligazionari stanno iniziando a scontare una crescita più lenta. Elemento in qualche modo in contraddizione con l’ottimismo che vediamo nelle valutazioni dei mercati azionari.

 

Il dollaro americano dovrebbe restare debole, via via che il resto del mondo raggiungerà i ritmi di crescita degli USA. Nel caso in cui così non fosse e il dollaro si rafforzasse, ciò eserciterebbe però pressione sulla crescita cinese, riducendo la liquidità.

 

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