Tempo di lettura: 4min

Adesso cambiamo nome al risparmio gestito

9/20/2014 | Fabrizio Fornezza

Se osserviamo con attenzione il comportamento degli italiani verso il risparmio ci accorgiamo che siamo di fronte a individui che vivono il futuro con uno spirito analogo a quello del dopoguerra...


I rendimenti passati non sono indicativi dei rendimenti futuri. Questa piccola postilla che appare in tutte le inserzioni pubblicitarie del mondo del risparmio gestito vale in tutti gli ambiti ma, quando si parla di comportamento umano guardare al passato può essere d’aiuto per capire meglio il presente. E magari impostare con meno errori possibili il futuro. 

 

Perché questa divagazione storico-filosofica in una rubrica di risparmio gestito? Il motivo è semplice: se osserviamo con attenzione il comportamento degli italiani verso il risparmio ci accorgiamo che siamo di fronte a individui che vivono il futuro con uno spirito analogo a quello del dopoguerra. Le statistiche del passato ci dicono, infatti, che dal dopoguerra fino alla metà degli anni Novanta il tasso di risparmio delle famiglie italiane fu particolarmente elevato: raggiunse anche punte del 30% del reddito disponibile. 
 
 
Una situazione che contribuì in maniera forte allo sviluppo economico del Paese e che permise il progressivo accumulo di un importante stock di ricchezza che, ancora oggi, attira in Italia numerose società di gestione del risparmio estere. Non solo. Le famiglie e le piccole e medie imprese a gestione familiare furono, dal dopoguerra al cosiddetto miracolo economico degli anni Sessanta, due pilastri fondamentali per l’Italia e contribuirono in maniera importante a diffondere il “Made in Italy” nel mondo. Passato il più grande scontro bellico della storia le famiglie italiane rialzarono la testa e gradualmente la paura lasciò spazio alla speranza e al desiderio di ripartire. 
 
 
Oggi le statistiche sul rapporto tra gli italiani e il risparmio dicono che questo desiderio di rinascita tipico del “dopoguerra” sta riemergendo nelle famiglie italiane. Persone che hanno vissuto (e a volte ancora vivono) una delle crisi economiche più gravi della storia sono pronte a ripartire, e vedono una possibile via d’uscita. Come nel dopoguerra stanno ritrovando speranza, anche se ancora annebbiata da molta incertezza e titubanza. Tutto, come ha rilevato l’Osservatorio sui Risparmi delle famiglie di GfK Eurisko-Prometeia, si è tradotto già nel corso del 2014 con una crescita dell’indice che misura la propensione al risparmio degli italiani di ben 5 punti (204 contro i precedenti 199). Un aumento che sottolinea, a livello statistico, il desiderio delle famiglie di tornare a costruire ricchezza: lo stock totale delle attività finanziarie degli italiani, secondo le stime dell’Osservatorio, dai 3.850 miliardi del 2013 passerà a 4.330 miliardi nel 2016, mentre i flussi di risparmio passeranno, secondo le ultime stime, dai 75 miliardi registrati nel triennio 2011 - 2013 a 190 miliardi nel triennio 2014 - 2016. 
 
 
Questi numeri sono l’ennesima dimostrazione statistica dell’alto potenziale dell’industria del risparmio gestito, un potenziale che, però, per essere sfruttato, come detto più volte nelle pagine di questa rubrica, richiede nuove strategie. Nuovi modelli di business. Ed è qui che dobbiamo chiedere aiuto al dopoguerra. 
 
 
Oggi le famiglie, spinte da una nuova speranza, vogliono nuove certezze, chiedono una nuova rotta che non può essere data loro affidandosi alla razionalità matematica dei gestori (basata sul binomio rischio-rendimento). Oggi gli italiani non sentono il bisogno di investire: il concetto “è il momento giusto per avere rendimenti, basta correre qualche rischio”, gli italiani non lo accettano. Consapevoli che il mondo “risk free” non esiste più, oggi le famiglie non vogliono sentire parlare di investimento e rendimento, ma chiedono “progetti”. 
Come nel dopoguerra la principale preoccupazione degli italiani è realizzare i propri desideri di vita, piccoli o grandi che siano. Vogliono sapere se possono (e come possono) soddisfare i propri bisogni concreti (dall’auto nuova alla vacanza; dal matrimonio alla laurea dei figli; e così via…). Bisogni che richiedono un nuovo linguaggio al mondo della consulenza finanziaria e del risparmio gestito. Un linguaggio lontano dai tecnicismi dei mercati finanziari e dalle narrazioni che fino a qualche anno fa stimolavano i risparmiatori (penso, ad esempio, al fascino che ha avuto in passato, anche sui piccoli risparmiatori, l’idea di investire nei “misteriosi” Bric). 
 
 
Oggi gli italiani chiedono una nuova storia. Non saranno i discorsi di mercato che muoveranno questo grande potenziale. Per avvicinare le famiglie al risparmio gestito servono narrazioni innovative e forse serve un nome nuovo per il risparmio gestito. È il momento di creare un’altra industria, non con una mera operazione di marketing vuota nella sua sostanza, ma un progetto in grado di costruire valore per le famiglie. Valore che non può essere generato se si cambia il packaging dei vecchi prodotti. Gli italiani hanno nuovi bisogni e per questo chiedono nuovi strumenti: un nuovo risparmio gestito. Un progetto adatto ad un dopoguerra, un progetto basato sull’idea di ricostruzione. Un progetto che da certezza ai desideri degli italiani. 

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?