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UBS, ecco cosa ci ha insegnato la Brexit

7/22/2016 | Davide Mosca

L'esito del referendum del 23 giugno in Gran Bretagna lascia cinque importanti lezioni, da non dimenticare in vista degli appuntamenti politici autunnali.


A circa un mese dal referendum che ha sancito la decisione a sorpresa del popolo britannico di lasciare l'Unione Europea, è tempo di iniziare a razionalizzare l'effetto registrato sui mercati e più in generale nel mondo economico. Lo ha fatto Mark Haefele (nela foto), global chief investment officer wealth management di UBS, che ha individuato cinque importanti lezioni lasciate dalla Brexit da non dimenticare in vista degli appuntamenti politici dei prossimi mesi, tra cui la corsa per le presidenziali USA e il refrendum costituzionale di ottobre in Italia.

 

 

La prima, molto semplice ma per nulla scontata, è che si dimostra sempre più difficile prevedere gli esiti delle consultazioni politiche. Nel caso del referendum in Gran Bretagna mercato, esperti in ambito politico e sondaggisti hanno fallito, dando per scontata una facile vittoria per Remain. La difficoltà nella previsione degli esiti elettorali è in buona parte dovuta alla eccessiva considerazione delle opinioni dell'ettorato dei grandi centri urbani, mediamente più abbiente e istruito, che partecipa attivamente al dibattito pubblico ma che globalmente non fa la differenza in termini di voti.

 

 

La seconda lezione, collegata alla prima, individuata da Haefele è che i trend di lungo termine contano, e molto, nel presente. Globalizzazione e diffusione della tecnologia contribuiscono, in particolar modo nei paesi sviluppati, alle difficoltà dell'industria tradizionale e all'aumento della diseguaglianza sociale, polarizzando l'elettorato e se "un crescente movimento contro queste forze può significare un aumento della volatilità per i mercati, globalizzazione e tecnologia possono anche rappresentare opportunità di investimento, in particolare nei campi dell'automazione e dei digital data."

 

 

"La volatilità delle valute - afferma inoltre il global chief investment officer wealth management di UBS - non è un problema che riguarda solo gli investimenti nei mercati emergenti." I movimenti subiti dalla sterlina nei giorni immediatamente successivi al referendum ma anche l'andamento del rapporto yen-dollaro da inizio anno deve insegnare che il rischio valutario è un elemento da non sottovalutare nella gestione del portafoglio.

 

 

Il quarto insegnamento riguarda la centralità della diversificazione, dimostratasi particolarmente importante a seguito dei risultati del 23 giugno, mentre il quinto, e più rassicurante, è il ruolo dominante di fondamentali economici e politiche monetarie rispetto al rischio politico puro. "I migliori risultati - fa notare Haefele - sono raggiunti attraverso risposte disciplinate e non tramite azioni frettolose nel momento di massima confusione."

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