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Ecco chi sono i nuovi padroni di Pioneer Investments

12/13/2016

I top manager del gruppo Crédit Agricole hanno presentato ieri a Milano il progetto di integrazione tra Amundi e l'ex asset manager di UniCredit


“Sarà una fusione”. Yves Perrier (nella foto, a destra) è un manager francese di lungo corso e ci tiene a precisarlo davanti ai giornalisti italiani durante la conferenza stampa organizzata ieri mattina per illustrare i dettagli dell’operazione clou del 2016 nell’industria del risparmio gestito: la vendita di Pioneer Investments da parte di UniCredit, la banca guidata dal francese Jean Pierre Mustier (nella foto, a sinistra), ad Amundi, gestore patrimoniale da 1.000 miliardi di masse del gruppo Crédit Agricole. Il deal si è chiuso in una settimana: i francesi sborsano oltre 3,5 miliardi di euro. Troppo per i rivali: la cordata italiana guidata da Poste, gli americani di Ameriprise e gli australiani di Maquarie. È andata così: a inizio anno si parlava ancora di matrimonio con Santander AM, con spagnoli e italiani impeganti in una partita a scacchi per spartirsi le poltrone di quello che sarebber diventato il più grande asset manager del Sud Europa.

Ma in estate i conti di UniCredit iniziano a scricchiolare: si parla di un imminente maxi ricapitalizzazione di oltre 10 miliardi di euro. Salta la poltrona di Ghizzoni e con lui il matrimonio con gli spagnoli di Santander. Arriva un ex, Mustier, che inizia a vendere i gioielli di casa. Un pezzo di Fineco, poi un altro, la controllata in Polonia. E il pezzo più pregiato: Pioneer Investments. I corteggiatori sono cinque. Poste (soprattutto l'a.d. Caio) ci crede, ma lunedì scorso, mentre l’Italia sta ancora digerendo le dimissioni del premier Matteo Renzi, la doccia fredda con l’annuncio a sorpresa della trattative in esclusiva con i francesi.

AMUNDI COMPRA PIONEER PER 3,54 MILIARDI DI EURO

Domenica le prime indiscrezioni sul colpaccio da 3 – 4 miliardi di euro (in realtà saranno 3,545 miliardi cui si aggiunge il dividendo da 350 milioni di euro da parte di Pioneer). Poi ieri mattina l’ufficializzazione con due comunicati, da parte di Unicredit e dei francesi, mentre la prima linea del gruppo d'Oltralpe, con tanto di collaboratori al seguito (oltre una decina), atterra a Milano per presentarsi in Piazza Gae Aulenti. Sul tavolo, in conferenza, accanto alla bandierina europea e italiana, sventola il tricolore dei transalpini. È in bella vista. Rispondono, oltre a Perrier, che è il ceo di Amundi, anche Xavier Musca, vice ceo di Crédit Agricole, e Nicolas Calcoen, direttore finanziario della SGR francese. In platea, in prima fila, Giordano Lombardo, ceo di Pioneer e numero uno di Assogestioni, Gianni Franco Papa, d.g. di UniCredit, Alessandro Varaldo, a.d. di Amundi SGR, Giampiero Maioli, a.d. di Cariparma.

Il primo a parlare è quello "buono", Xavier Musca. Prima in italiano, poi in inglese per i dettagli più finanziari dell’operazione, che ha visto con il ruolo di advisor Goldman Sachs International, Mediobanca e Crédit Agricole CIB. Il tono è pacato, cordiale, non trionfale. “È un investimento importante per il nostro gruppo e in linea con la strategia di acquisizione selettiva annunciata al momento dell'IPO" spiega ricordando i numeri di Crédit Agricole (che è il colosso nato dalla fusione di tutte le Bcc francesi) in Italia: 11.000 dipendenti, finanziamenti per 60 miliardi di euro all’economia e 130 miliardi di euro di masse in gestione. Come dire: siamo amici, non siamo conquistatori.

Poi è la volta del manager "tosto", Perrier. Una valanga di numeri: sinergie ante imposte per circa 180 milioni di euro l’anno; 150 milioni di euro di sinergie di costi entro 3 anni realizzate grazie all’unificazione delle piattaforme di investimento, ottimizzazione dei servizi IT e alla razionalizzazione dei costi amministrativi e di back-office; 30 milioni di euro in sinergie nei ricavi attesi dal potenziale cross selling e da altre forme di ottimizzazione dei ricavi; costi totali di integrazione in 190 milioni di euro ante imposte e dovrebbero essere realizzati nel 2017 e 2018. “Abbiamo fretta. I nostri inizieranno a lavorare con il management di Pioneer già da domani (oggi per chi legge, ndr)” annuncia Perrier aggiungendo che il closing dell’operazione è atteso entro il primo semestre del 2017, il lancio del piano di integrazione entro la seconda parte dell’anno e l’integrazione vera e propria nel 2018. Da quella data l’ex asset manager del gruppo Unicredit sarà definitivamente inglobata in Amundi.

Il marchio Pioneer? “Non abbiamo ancora deciso”. E i tagli al personale, chiedono i più maliziosi in sala? “Poco meno del 10% del personale complessivo, pari a oltre 5.000 dipendenti, per una riduzione di organico di circa 450 posti” dice il Ceo della SGR. Un portavoce poi spiega, a margine, che non riguarderanno l'Italia, dove invece è previsto il raddoppio dell'attuale presenza per raggiungere i 600 dipendenti (e quindi 300 dipendenti in più). “Milano diventerà uno dei sette investment hub” annuncia Perrier.

E le attività in America? "La risposta è molto chiara: teniamo Pioneer Usa" aggiunge Perrier. Amundi e Pioneer assieme saranno anche i principali investitori nel debito pubblico del nostro paese, per circa 80 miliardi di euro. A chi gli chiede se continuerà a investire sull’Italia, Perrier risponde che già “Amundi possedeva 50 miliardi di debito pubblico italiano. “Se lo possedevamo prima vuol dire che abbiamo sempre avuto fiducia nell'Italia, continueremo a essere grandi investitori nel debito pubblico italiano" taglia corto. In ultimo, una battuta sul prezzo. Sono troppi 3,5 miliardi per Pioneer o erano troppo basse le altre offerte? Perrier fa spallucce.

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