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Pioneer - Amundi: le nozze non convincono Morningstar

12/16/2016

Duro il giudizio degli analisti: non siamo convinti, a oggi, dei benefici che l’integrazione potrà portare agli investitori


"Non siamo convinti, a oggi, dei benefici che l’integrazione tra Pioneer Investments e Amundi potrà portare agli investitori; tuttavia non vediamo alcuna ragione di panico in merito all’operazione". È quanto scrivono in una nota gli analisti di Morningstar, Mara Dobrescu e Francesco Paganelli, a pochi giorni dall’annuncio delle nozze tra le due società di gestione, avvenuto il 12 dicembre. Prima della notizia, il rating Morningstar sul pilastro "società" era rispettivamente di Neutral per la SGR del gruppo UniCredit e di Negative per Amundi.

Le due società hanno annunciato la chiusura dell’operazione nel secondo trimestre 2017, con la nascita di un gruppo con un patrimonio in gestione di oltre 1,2 mila miliardi di euro. La completa integrazione è attesa entro il 2018 e comporterà un risparmio di costi derivante dalle sinergie pari a 150 milioni di euro. Una serie di fattori però chiave rimangono incerti. Tra questi gli analisti di Morningstar ricordano la sede, la composizione del team di investimento, la possibile razionalizzazione della gamma, la strategia di prezzi e la struttura di incentivi ai professionisti. Amundi prevede esuberi per poco meno del 10% della forza lavoro e ha individuato alcune aree di grande esperienza in Pioneer che non dovrebbero essere toccate: il segmento multi-asset, azionari e obbligazionari Usa e azionario Europa. Ci sono però punti di sovrapposizione come il reddito fisso in euro. "Pioneer ha una buona struttura di remunerazione del team che dovrebbe ridurre il turnover. Tuttavia monitoreremo la situazione per valutare gli impatti sui fondi di qualsiasi movimento di gestori e professionisti" spiegano gli esperti.

Gli analisti hanno deciso di lasciare per il momento i due giudizi invariati. "Il futuro di Pioneer è ora meno incerto" scrivono nella nota anche se restano ancora molte questioni aperte. L’ultima, in ordine di tempo, è la sospensione di Tanguy Le Saout e Ali Chabaane, che coprivano rispettivamente il ruolo di responsabili del reddito fisso e del risk manangement, dopo un’inchiesta interna che ha accertato la loro intenzione di aprire una società concorrente. L’accaduto ha indotto gli analisti di Morningstar a mettere sotto revisione (under review) i fondi interessati.

Per quanto riguarda Amundi, invece, i due esperti sono convinti che "la società non abbia ancora fatto abbastanza per allinearsi con gli interessi degli investitori". Storicamente, proseguono, l'asset manager francese è stata opportunistica nel lanciare nuovi fondi e successivamente liquidare quelli non di successo. Un altro punto di debolezza è l’alto turnover nel team di investimento: a fine 2015, la durata media dei gestori nei fondi più grandi era di quattro anni, inferiore ad altre case simili. Tra i punti di forza, invece, gli analisti annoverano il segmento degli Exchange traded fund (Etf), "gestito in modo efficiente e da persone esperte". 

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