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Reflation trade, molti più rischi che opportunità

6/19/2017 | Davide Mosca

Maurizio Novelli, gestore del Lemanik Global Strategy Fund, analizza le dinamiche del credito Usa dietro cui si nasconde un pericolo concreto


Ottanta percento di possibilità di un fallimento del reflation trade contro un 20% di possibilità di una sua riuscita. Una previsione, quella di Maurizio Novelli, gestore del Lemanik Global Strategy Fund, che nasce da un’analisi estremamente puntuale dei dati macro relativi agli Stati Uniti e in particolare da uno studio del settore del credito statunitense.

 

 

“Le dinamiche osservate nei fondamentali Usa non sono sostenibili, prima di tutto in termini di credito dove tutti gli aggregati mostrano una netta crescita dal 2007 ad oggi. I livelli di indebitamento sono nettamente più alti oggi che nel 2007 con la sola differenza che oggi il debito è crescito moltissimo nel settore privato (persone fisiche e aziende) e non nel sistema bancario. Il sistema è estremamente vulnerabile  per il leverage accumulato e un inizio di una politica fiscale espansiva porterebbe ad un rialzo dei tassi il cui effetto più probabile sarebbe l’inizio di una recessione.”

 

 

Come esattamente?

“Ci siamo costruiti  una trappola del debito. Per capirlo bisogna guardare, e molti attori sui mercati finanziari non lo fanno, alla dinamica dei consumi combinata con il meccanismo di erogazione del credito che, negli USA, sostiene i consumi interni. Negli Stati Uniti ad ogni soggetto intestatario di un prestito è attribuito un rating che peggiora e migliora in modo proporzionale rispetto alle condizioni economiche generali. Il credito Usa è dunque pro-ciclico e tende a produrre espansioni economiche e crisi. Se i tassi salgono, l’attuale livello di indebitamento non potrà essere sostenuto e inizierà un nuovo deleverage. I primi segnali di cedimento sono già evidenti nel settore auto, un settore chiave per i consumi e per l’economia. Se consideriamo il fatto che il 14% del PIL degli Stati Uniti dipende in modo diretto dai consumi interni e che questi sono stati sostenuti negli ultimi otto anni da  un indebitamento privato  che è aumentato del 40% dal 2007 ad oggi, le possibilità del reflation trade di funzionare si riducono drasticamente perché un aumento dei tassi indotto da politiche fiscali espansive non sarà sopportabile per il consumatore americano”

 

 

Il mercato non sembra di quest’opinione guardando le valutazioni azionarie?

“Questo perché i fondamentali delle dinamiche del credito, che indicano chiaramente la presenza di un problema, non sono monitorati dalla maggior parte degli attori finanziari. L’azionario USA quota oggi a due volte il fatturato, valore già di per sé esagerato, che è ancora meno giustificabile considerando i dati su debito e consumi e il fatto che a livello globale né Cina né Europa sono in questo momento in grado di fare da traino alla crescita mondiale. In questo contesto, è consigliabile prendere una posizione short su dollaro statunitense e sterlina contro euro restando sempre short su borse di Toronto, Gran Bretagna e USA, rafforzando inoltre le posizioni long di oro e gold mining.”

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