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Infrastrutture Usa, chi beneficerà del piano Trump

8/22/2017 | Davide Mosca

Quali sono le condizioni per l'effettiva realizzazione di un intervento infrastrutturale su larga scala negli Stati Uniti e chi ne trarrà maggiore beneficio, nell'analisi di Richard Elmslie, co-chief executive officer, co-chief investment officer e portfolio manager di RARE Infrastructure


Quali sono le condizioni per l'effettiva realizzazione di un intervento infrastrutturale su larga scala negli Stati Uniti? Chi beneficierà maggiormente in caso di riuscita dell'amministrazione Trump? Richard Elmslie, co-chief executive officer, co-chief investment officer e portfolio manager di RARE Infrastructure, si è interrogato su tali quesiti che affondano le radici nella politica Usa ma i cui risvolti potrebbero avere effetti rilevanti su scala globale, sia da un punto di vista di singole aziende sia secondariamente in quanto legati ad una possibile ulteriore spinta alla crescita americana.

 

 

"Il primo requisito - sottolinea Elmslie - è un appoggio bipartisan, su cui Trump può contare perché anche i democratici sono interessati a privatizzare alcune infrastrutture" che presentano però il difetto di essere in larga parte di proprietà dei singoli Stati e non del governo federale. Un modello applicabile è quello australiano dove il governo ideò un programma di incentivi, pagando gli asset il 15 per cento in più a patto che gli stati reinvestissero i soldi in infrastrutture. "Da quanto mi risulta, Gary Cohn, uno degli advisor di Trump - rivela il co-chief executive officer di RARE Infrastructure - sta parlando proprio di questo con l’ambasciatore Joe Hockey, ex ministro del Tesoro australiano." Questa soluzione sarebbe poi completata dall'apporto di fondi di private equity e private debt per la costruzione e il mantenimento dei nuovi asset.

 

 

In caso di riuscita del progetto dell'amministrazione Trump molti sono i soggetti pronti a beneficiare dell'impegno per l'ammodernamento infrastrutturale statunitense. "Le banche internazionali - fa notare Elmslie - vorranno essere coinvolte attraverso il finanziamento del debito e molti fondi d’investimento in infrastrutture e aziende del settore, sia quotate che non, vorranno partecipare sia come azionisti che come parte in causa nel progetto. Dal punto di vista delle quotate, i più grandi gestori di autostrade nel mondo sono Transurban, in Australia, VINCI in Francia, Atlantia e Abertis in Italia e Spagna. Se la privatizzazione sarà fatta con successo - conclude - sarà uno spin-off importante per diversi settori, e ne beneficeranno sia aziende quotate che non."

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