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La rivoluzione delle banche: sportellisti tutti a casa

10/2/2014 | Massimo Morici

In Italia ci sono ancora troppe filiali, ecco perché occorre una forte razionalizzazione dei costi e una diversa politica del lavoro e dei compensi. La sfida è passare dalla prossimità geografica alla competenza socio demografica, spiega l'ultimo rapporto della Fondazione Rosselli


Il sistema bancario italiano continua a dimostrare una buona solidità, ma sono indispensabili iniziative che permettano un rapido aumento della produttività, con una forte razionalizzazione dei costi e con un miglioramento delle capacità di allocazione del credito. È la conclusione cui giunge il XIXesimo rapporto sul sistema finanziario italiano della Fondazione Rosselli. Nonostante la cura dimagrante avviata con la crisi, si legge nel rapporto, il sistema bancario italiano resta sovradimensionato nei confronti dei principali paesi europei: negli ultimi 50 anni gli sportelli presenti nel nostro paese si sono triplicati, con un'accelerazione dopo il 1990, anno in cui fu decretata la liberalizzazione. Le filiali bancarie sono più che raddoppiate nell'arco di 20 anni, passando da 15.600 a 34.000 circa nel 2008, quando il numero inizia a calare per scendere ai circa 31.700 del 2013. Un calo che è avvenuto con l'acuirsi della crisi che ha imposto una sempre maggiore razionalizzazione.

Includendo Bancoposta, che aggiunge 10.000 sportelli al sistema, l'Italia oggi è seconda solo alla Spagna per capillarità della rete, con circa 80 sportelli ogni 100.000 abitanti. Escludendo Bancoposta, il dato scende invece a 53,2 nel 2013, in calo dal 56,9% del 2010. La Germania è poco sopra i 40, mentre la Spagna si avvicina ai 100. "Se dovessimo arrivare ai livelli della Germania, includendo il Bancoposta gli sportelli dovrebbero essere dimezzati" spiega Donato Masciandaro, che ha curato lo studio assieme a Giampio Bracchi, presidente della Fondazione Politecnico di Milano, nel corso della presentazione del rapporto.

La riduzione degli sportelli ha riguardato tutto il sistema con l'esclusione delle Bcc che hanno continuato ad aumentare gli sportelli anche nella crisi, sia pure con tassi di crescita ora tendenti allo zero. Le cinque principali banche (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps, UBI e Banco Popolare) sono state invece molto attive nel ridimensionamento della rete. Nel 2008-2013, hanno infatti tagliato gli sportelli del 19,4% (-3.500 agenzie) intervenendo in pari misura a Nord, Centro e Sud. Il resto del sistema bancario ha invece segnato un aumento del 7,3% (l'apertura di 1.100 sportelli) e quindi la flessione totale si riduce al 7%.

Attualmente la dinamica della razionalizzazione, ha spiegato Bracchi, consiste anche nel passare da "una competenza territoriale", ovvero la prossimità geografica al cliente, a una "competenza socio-demografica", caratterizzata da sinergie tra canali fisici e virtuali, con una specializzazione nei servizi offerti. La ripresa della redditività del sistema bancario, in un contesto di tassi bassi e destinati a restare tali a lungo e di economia stagnante, dipende d'altro canto in maniera cruciale dalla dinamica dei costi. Quindi - secondo il rapporto - andrebbe introdotta una diversa politica del lavoro e dei compensi. 

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