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Veneto Banca: ecco come truccava il patrimonio di vigilanza

8/2/2016 | Redazione Advisor

Una serie di operazioni baciate grazie a cui l'istituto finanziava importanti clienti per parcheggiare temporaneamente titoli. Arrestato l'ex a.d. Vincenzo Consoli


Una serie di operazioni “baciate”, in virtù delle quali Vento Banca finanziava importanti clienti perché gli stessi acquistassero azioni del medesimo istituto di credito. Operazioni che sono finite nel mirino degli inquirenti negli scorsi mesi e che hanno portato oggi all’arresto di Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, per i reati di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubblica di vigilanza e aggiotaggio. Per il banchiere sono stati diposti gli arresti domiciliari, mentre gli uomini del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e dal Nucleo di Polizia Tributaria di Venezia stanno eseguendo su mandato della procura di Roma numerose perquisizioni sul territorio nazionale e un decreto di sequestro preventivo per 45 milioni di euro nei confronti di persone legate a Veneto Banca.

Il significato economico reale di queste operazioni, celate sotto una veste apparentemente lineare, si legge in una nota della Guardia di Finanza, è chiaro: il cliente finanziato deteneva titoli di Veneto Banca per conto della banca. A volte ciò sarebbe avvenuto anche mediante l'arruolamento di compiacenti investitori, disponibili ad intestarsi temporaneamente ingenti quote di obbligazioni subordinate, sollevando la banca dall'onere di detrarne il controvalore dal patrimonio di vigilanza, come invece prescritto dalla Banca d'Italia.

Si trattava, in pratica, di veri e propri “parcheggi” temporanei di titoli che, in realtà, rientravano nella titolarità dell'emittente Veneto Banca. Secondo il grave quadro indiziario emerso dall'indagine della Procura di Roma e della Guardia di Finanza, le condotte degli ex vertici di Veneto Banca, con prestiti baciati e parcheggi di titoli, hanno determinato l'annacquamento del patrimonio di vigilanza della banca, che, secondo le regole della Banca d'Italia, avrebbe dovuto essere rettificato in modo da evidenziare il suo valore reale, indicando il vero ammontare dei prestiti ancora effettivamente riscuotibili. Invece, nelle segnalazioni periodiche alla Banca d'Italia Veneto Banca ha continuato a indicare un valore del patrimonio di vigilanza sovrastimato rispetto a quello effettivo, mascherandone la reale consistenza.

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