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Il salvatore delle banche italiane ha un nome e cognome

9/28/2016

Secondo il Wall Street Journal è il numero uno di JP Morgan. Ecco perché


James Dimon (nella foto): è il numero uno di JP Morgan il possibile salvatore delle banche italiane in difficoltà, dopo i ripetuti tentativi del governo di fare altrettanto. A scriverlo è il Wall Street Journal, che definisce filo-italiano il banchiere (è di origine greca), che "ha sviluppato rapporti stretti con il governo" e la cui banca è da tempo presente nel nostro paese. In estate Dimon ha celebrato i 100 anni della banca in Italia e - stando a indiscrezioni riportate dalla stampa italiana alcune settimane fa confermate dal quotidiano finanziario americano - durante un pranzo con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha discusso delle sorti del Monte dei Paschi di Siena.

JP Morgan, infatti, "offre un bilancio enorme per sostenere operazioni di pulizia" dei bilanci degli istituti di credito in difficoltà per centinaia di miliardi di euro di crediti incagliati. Il governo italiano ha le mani legate nel correre in soccorso delle banche con dei bailout e il Wsj fa notare che "il compito rischioso di resuscitare le banche italiane" non può che essere lasciato al settore privato. In questo contesto JP Morgan "si è posizionata come la speranza migliore per l'Italia". E per Mps, la terza maggiore banca italiana rappresenta "la più grande sfida" per l'istituto di credito statunitense.

JP Morgan, ricorda il Wsj, sta lavorando per valutare e vendere i crediti deteriorati di cui è afflitta la banca senese e che sta sondando il terreno tra gli investitori affinché iniettino capitali freschi in Mps, alle prese con una ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro. L'operazione prevede che obbligazionisti junior scambino debito per azioni, generando 2,5 miliardi di euro, cui si aggiungerebbero fondi sovrani o hedge fund. Si parla, in merito, di potenziali fondi del Qatar per 1 miliardo di euro.

Il cda della banca italiana ha detto che verserà ai suoi consulenti (JP Morgan e Mediobanca) 240 milioni di euro in commissioni se la ricapitalizzazione verrà completata interamente. Più redditizio sarà il piano per finanziare il veicolo in cui far finire i prestiti in sofferenza. Se invece Dimon avrà successo, conclude il Wsj, JP Morgan "si guadagnerà la reputazione di consigliere preferito del governo italiano aprendosi così la porta di altre banche locali" che hanno bisogno di una ristrutturazione o di un merger. 

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