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Ecco la prossima sfida per le banche italiane

5/23/2017

L’approccio richiesto dall'ultima riforma delle regole contabili potrebbe aumentare la quota del portafoglio classificata a maggior rischio


Per il comparto bancario italiano la prossima sfida sarà fortemente focalizzata sulle inadempienze probabili. Sono i crediti per i quali la banca ritiene improbabile un rimborso integrale. Il volume di questi crediti - inferiore a quello delle sofferenze, in termini di gross book value (GBV), pari a 117 miliardi rispetto ai 200 miliardi, ma superiore in termini di net book value (NBV), 86 miliardi rispetto ai 85 miliardi - richiederà l’adozione di una mirata strategia di gestione da parte delle banche italiane. In tale direzione si inserisce anche l’entrata in vigore della riforma delle regole contabili per il trattamento in bilancio degli strumenti finanziari (IFRS9 dal 2018), il cui approccio “early warning” “forward looking” determinerà la classificazione di una maggiore quota di crediti performing come inadempienze probabili e, quindi, un maggiore tasso richiesto di copertura.

È quanto emerge dall’ultima analisi condotta da PwC sul segmento delle inadempienze probabili, dal titolo “Il mercato italiano dei crediti UTP: Ready to tackle the challenge?”. Pier Paolo Masenza, Financial Services Deals Leader di PwC commenta: “Gli istituti italiani, focalizzando i propri sforzi verso una gestione proattiva delle esposizioni alle inadempienze probabili (“Unilikely To Pay”, UTP, ndr), che si traduce in una segmentazione mirata del portafoglio piuttosto che nella gestione integrata delle singole posizioni, potranno cogliere l’obiettivo di ridurre tali esposizioni mediante un superiore tasso di rientro a credito performing ed uno minore di passaggio a sofferenze”.

Ecco i dati chiave a fine 2016 emersi dallo studio: le Non Performing Exposure (NPE) del settore bancario italiano erano a fine 2016 le più elevate in Europa, per un valore di 324 miliardi di euro, con un calo del -5% rispetto al picco raggiunto a fine 2015 di 341 miliardi. All’interno di questi volumi, il segmento delle inadempienze probabili a fine 2016 ammontava a 117 miliardi (GBV), in calo di circa l’8% rispetto al dato di 127 miliardi di fine 2015, per effetto dei minori flussi in entrata dai crediti performing e dalle esposizioni scadute. Nel dettaglio, le coperture rispetto al NBV per le inadempienze probabili a fine 2016 erano pari a 86 miliardi con un tasso di copertura medio del 27%, superiore rispetto al comparto delle sofferenze, pari ad 85 miliardi ed un tasso di copertura medio del 57%.

Il portafoglio delle inadempienze probabili in Italia mostra un’elevatissima concentrazione: l’83% è concentrato tra le 10 maggiori banche (era l’81% a fine 2015) e il 93% è invece riferibile alle maggiori 20 banche (in linea con il 2015). Osservando il trend di progressivo calo del volume complessivo delle inadempienze probabili (-8% nel 2016 rispetto al 2015 e -3% a fine 2015 rispetto 2014), questo accomuna tutte le maggiori banche italiane, con le eccezioni Carige (+15%), BPM (+4%), Banca Popolare di Vicenza (+4%) e Veneto Banca (+25%). L’urgenza di una gestione mirata dei delle inadempienze probabili è confermata dall’incidenza rispetto ai volumi complessivi di NPE: considerando le 20 maggiori banche italiane, il 37% delle NPE è rappresentato appunto da UTP, mentre per 12 istituti tale quota è superiore al 40%, un’incidenza fortemente significativa.

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