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Silenti-Enasarco, a rischio 188.000 pensioni

5/24/2017

Si alza il velo sui numeri che si nascondono dietro al problema più volte sollevato da Anasf. I numeri mostrano una fotografia che non colpisce solo i consulenti finanziari.


Si alza il velo sui silenti di Enasarco. Il tema tanto caro ad Anasf, degli iscritti alla Fondazione che ad oggi non posseggono tutti i requisiti necessari per usufruire della prestazione previdenziale (versamenti per un minimo di 20 anni; un’anzianità anagrafica di almeno 65 anni - 67 a partire dal 2019; raggiungere quota 92 nella somma tra anni di contributi versati ed età anagrafica) interessa quasi 188.000 iscritti. Secondo i dati che AdvisorOnline ha avuto modo di visionare, infatti, dei circa 634.000 iscritti inattivi ad Enasarco, ovvero coloro per i quali si è interrotto l'accredito dei versamenti al Fondo Previdenza da almeno 3 anni, circa il 30% vanta un'anzianità contributiva compresa tra 5 e 19 anni e rientra a tutti gli effetti nella categoria dei "silenti". 

 

Questa è la triste fotografia che emerge alla fine del 2016 dai dati ufficiali della Fondazione Enasarco che mostrano come, ad oggi, vi siano oltre 1.868.000.000 euro di contributi accreditati da parte dei silenti che, però, non daranno vita ad un pensione. Di questi quasi 145.000 sono soggetti di età compresa tra i 50 e gli 80 anni che non raccoglieranno i frutti del proprio lavoro, ovvero non vedranno una pensione che al 31 dicembre 2016, ammontava mediamente a 9.100 euro lordi l'anno, con picchi massimi di oltre 52.000 euro per circa 800 soggetti e minimi di 1.800 euro lordi l'anno per quasi 14.000 individui. 

 

È evidente, a questo punto, che il problema dei silenti non riguarda solo 5.000 consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede dei 31.000 iscritti ad Enasarco, ma una platea di soggetti ben più ampia. E l'impegno di Anasf, portato avanti in questi mesi da Alfonsino Mei (componente del cda Enasarco in quota Anasf) non può più essere considerata una battaglia di bandiera. Il presidente di Enasarco, Gianroberto Costa, arriva così al primo anniversario del suo mandato con una situazione non semplice da gestire e, secondo quanto appreso, non sembra supportato, neanche, dalla fotografia degli investimenti della fondazione che oggi deve fare i conti - tra le altre cose - anche con  un ammontare di liquidità elevato (si parla di circa 1,6 miliardi di euro) che non offre alcun rendimento e, in alcuni casi, prevede anche elevati costi di gestione (circa l'1,5% l'annuo).    

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