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L'eredità del Salone del Risparmio 2016

4/9/2016

Ci lasciamo alle spalle la settima edizione del Salone del Risparmio, un appuntamento che quest'anno destava particolare curiosità. Ecco cosa rimane dietro a numeri, estetica e logistica.


Ci lasciamo alle spalle la settima edizione del Salone del Risparmio, un appuntamento che quest'anno destava particolare curiosità, non solo per il cambio di sede, ma anche per il particolare momento congiunturale che ci troviamo ad affrontare. Le aspettative intorno allo "spettacolo fieristico" erano molte. E sicuramente non mancavano le incertezze sulla riuscita dell'evento. Ma, lasciando ad altri il compito di giudicare numeri, estetica e logistica della manifestazione, quest'anno il Salone credo si chiuda con due importanti messaggi: uno positivo, l'altro un po' meno.

 

UN MOTIVO PER SPERARE...

Forse spronati dal piano programmatico annunciato nel discorso di apertura della manifestazione del neo-eletto presidente Assogestioni, Tommaso Corcos, tanti sono stati i relatori che hanno dedicato tempo e spazio a due tematiche centrali per il futuro del risparmio (e del Paese): il ruolo delle SGR nell'economia reale e la previdenza complementare. 
Due temi che fino all'anno scorso entravano nei dibattiti in maniera troppo filosofica, ma che invece hanno, oggi, catturato l'attenzione delle autorità di vigilanza e della politica in maniera molto concreta. Sentire tre diversi protagonisti del Ministero dell'Economia (Padoan, Zanetti e Pagano) parlare di misure volte a indirizzare il risparmio verse le imprese, del valore che le SGR possono portare alla crescita (non solo economica) del tessuto industriale italiano e dell'importanza di concentrarsi sullo sviluppo di un terzo pilastro previdenziale, lascia l'industria con la speranza che il risparmio gestito finisca finalmente sul tavolo della politica non come "bancomat" per sanare i conti pubblici, ma come attore in grado di rilanciare il Paese. Una speranza che qualche anno fa non trovava nessun fondamento e che oggi sembra (ripeto sembra) avere finalmente delle basi più concrete.

 

…E UN MOTIVO PER RIFLETTERE 

Diverso il discorso intorno all'annosa questione dell'educazione finanziaria. Se è vero che è di buon auspicio sentire la Banca d'Italia e la Consob condividere gli stessi pensieri sul tema ("serve un approccio sistemico al tema", hanno affermato Magda Bianco e Giuseppe D'Agostino), è anche vero che da anni sentiamo parlare di educazione finanziaria ma, tolte alcune eccellenze italiane (come il MdR elogiato anche dalla professoressa Annamaria Lusardi, piacentina trapiantata negli USA), l'Italia sembra ancora ferma (proprio la Lusardi ha evidenziato la vicinanza, a livello di cultura finanziaria, con i BRICS - "siamo i peggiori del G7" ha affermato).

Non fraintendetemi, è un successo vedere che su circa 120 conferenze più di 30 rientrano nel filone della formazione e dell'educazione finanziaria. Ed è un successo vedere più di 1.600 giovani studenti delle superiori partecipare con entusiasmo ad una conferenza dedicata al risparmio gestito. Ma (tolte le eccellenze) tra un Salone del Risparmio e l'altro l'educazione finanziaria dove si nasconde? Magda Bianco (Banca d'Italia) ha sottolineato che in verità non svanisce, anzi è fin troppo presente in Italia, ma lo è in maniera frammentata e confusa. Andrea Beltratti (Feduf) ha evidenziato la qualità dei contenuti di molte iniziative. Entrambi hanno sicuramente ragione, ma alla fine contano i risultati: e purtroppo i risultati dicono che l'Italia rimane fanalino di coda (per alcune classifiche OCSE siamo più colti, finanziariamente parlando, solo della Colombia).

 

A questo punto l'industria deve mettere da parte definitivamente gli annunci e agire in maniera ancora più concreta. Al Salone del Risparmio 2016 ho visto un'industria più matura e consapevole che ora è pronta a compiere un passaggio importante: raccontare al mondo esterno quello che fa. Forse questo è il momento giusto per accantonare (o perlomeno ridurre) i tanto amati confronti numerici, su asset e raccolta, per dedicare più tempo e dedizione alla creazione di vere e proprie occasioni di educazione e informazione finanziaria, magari coordinate tra loro (come testata specializzata non possiamo non sentirci direttamente coinvolti). E magari il decimo Salone del Risparmio avrà la necessità di dedicare due giorni interi alla formazione, educazione e informazione dei risparmiatori, ma questa volta a quelli adulti.

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