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Inizia una nuova era per il risparmio gestito

10/29/2016 | Francesco D'Arco

La strada da percorrere è stata lunga, come spesso accade quando di mezzo c'è il risparmio gestito. Ma alla fine sembra che il traguardo, più volte auspicato da Assogestioni sia stato raggiunto.


La strada da percorrere è stata lunga, come spesso accade quando di mezzo c'è il risparmio gestito. Ma alla fine sembra che il traguardo, più volte auspicato da Assogestioni sia stato raggiunto: i Piani Individuali di Risparmio saranno realtà. Ad anticipare la notizia è stata la stessa associazione che riunisce le SGR italiane ed estere operative in Italia e che nella giornata di ieri (venerdì 28 ottobre) ha pubblicato sul proprio sito un approfondimento sui PIR, indicati come un ponte verso l'economia reale. 

 

"Ormai è cosa fatta" si legge nello speciale firmato da Assogestioni. "Il Consiglio dei Ministri non ha ancora approvato la regolamentazione, ma i tempi sono maturi e a stretto giro i PIR, proposti da Assogestioni fin dal 2011, diventeranno realtà". Ed entreranno nella gamma di offerta delle SGR e, probabilmente, nei portafogli degli italiani. Ma quali caratteristiche avranno questi strumenti?

 

Come ricordano gli esperti dell'associazione in un documento tecnico "Il piano di risparmio a lungo termine è un “contenitore fiscale” (OICR, gestione patrimoniale, contratto di assicurazione, deposito titoli) all’interno del quale i risparmiatori potranno collocare qualsiasi tipologia di strumento finanziario (azioni, obbligazioni, quote di OICR, contratti derivati) o somma di denaro, rispettando però determinati vincoli di investimento".  In pratica sarà possibile realizzare un piano di risparmio anche semplicemente mediante la sottoscrizione di quote di un OICR, istituito in Italia o in uno Stato membro dell’UE o in uno Stato aderente all’ASEE, che rispetti i vincoli di investimento stabiliti dalla normativa italiana. 

 

E il vincolo principale dovrebbe essere l'investimento di almeno il 70% del paniere gestito in strumenti finanziari di aziende italiane quotate. Ovvero obbligazioni o azioni, sia quotati sia non quotati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione. E di questo 70%, il 30% (ovvero il 21% dell'investimento complessivo) dovrà essere investito in società non presenti nel Ftse MIB. Ed è qui che si apre un canale verso le aziende anche medio-piccole (quotate su listini alternativi come l'AIM). 

 

Ma quale sarà il grande vantaggio per l'investitore finale? Se tutto procede come annunciato gli investitori in PIR potranno beneficiare di una agevolazione fiscale che dovrebbe consistere nell’esenzione da tassazione dei redditi, qualificabili come redditi di capitale o come redditi diversi di natura finanziaria derivanti dagli investimenti effettuati nel PIR. Sono esclusi dall’agevolazione i redditi derivanti dal possesso di partecipazioni qualificate e, più in generale, quelli che concorrono a formare il reddito complessivo dell’investitore. Più nel dettaglio per ottenere l'agevolazione sarà necessario detenere i PIR per almeno 5 anni e ciascuna persona fisica non potrà investire più di 30.000 euro in un PIR, entro un limite complessivo di 150.000 euro.

 

Si apre così una nuova via per le PMI ma anche per gli investitori. La grande sfida sarà quella di rendere questi strumenti sia una risorsa per le aziende medio-piccole sia una fonte di rendimento per i risparmiatori finali.  

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