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La mala educaciòn del "risparmio" italiano

12/17/2015 | Luciano Liccardo, Segretario Generale Efpa Italia

Ad ogni "ciclone" finanziario si creano, anzi si ricreano, le categorie dei risparmiatori truffati, dei banchieri imbroglioni, delle autorità conniventi, e via elencando.


La questione delle 4 banche nell’occhio del ciclone va evidentemente al di là del puro fallimento  degli Istituti in questione, del loro cosiddetto salvataggio, delle migliaia di famiglie coinvolte (includendo quelle dei risparmiatori, dipendenti, amministratori), dei casi drammatici di cui parlano le cronache, dell’introduzione del bail-in quale ferrea norma condivisa – seppure obtorto collo  - a livello europeo. E purtroppo non stupisce.

 

E’ infatti una questione che affonda le sue radici in una situazione di analfabetismo finanziario ormai consolidato da troppo tempo nel nostro Paese, che di per sé, si badi bene, avrebbe gli anticorpi per combatterlo nella stessa sua Costituzione. Infatti l’art. 47 della nostra carta costituzionale recita “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito…(omissis)”, ma  – come in tutte le altre parti in cui il suo dettato non ha trovato attuazione – non è, innanzitutto, conosciuta dai cittadini.

 

In ogni occasione mediatica in cui in questi giorni si commentano e si analizzano le note e dolorose vicende delle banche “salvate” a scapito dei risparmi di chi ci aveva investito, si sente molto spesso il termine “responsabilità”, riferito il più delle volte agli amministratori degli Istituti, alla massima istituzione creditizia (Bankitalia), all’Authority di controllo (Consob), a chi ha venduto i titoli (impossibile citarli tutti), nonché agli - incauti o inconsapevoli, a seconda dei punti di vista - acquirenti degli stessi.

 

E’ a questo punto che i dibattiti si accendono, le dispute divengono dure, la gente scende in piazza, il governo promette sanzioni. In realtà a questo punto non fa altro che emergere il drammatico analfabetismo finanziario sopracitato, perché solo chi non conosce le più elementari regole dell’arte del risparmio e dell’investimento può limitarsi a cercare il colpevole e ad assistere la vittima del sopruso.

 

Invece si creano, anzi si ricreano, le categorie dei risparmiatori truffati, dei banchieri imbroglioni, delle autorità conniventi, e via elencando.

E’ questa – prendendo a prestito il titolo della pellicola di Almodòvar - la mala educación di cui siamo tutti in qualche modo corresponsabili.

Come in qualsiasi altro aspetto della vita, anche quando si tratta di decidere perché, come, dove e quando mettere a frutto i risparmi, bisogna conoscere, imparare e studiare per essere consapevoli delle proprie scelte.

 

Lo sa bene chi affronta professionalmente in prima persona, come consulente o bancario o consulente finanziario (ex-promotore finanziario), le problematiche connesse a tali scelte da parte dei clienti- risparmiatori che vi si rivolgono con fiducia.

È necessario ricondurre il sistema ad un grado di normalità che lo faccia uscire dallo stato di “mala educaciòn” in cui si trova, dalla logica di caccia al colpevole e di assistenzialismo umanitario che finiranno un’altra volta per imprigionarlo e perpetuare i pericoli di scarsa diversificazione e di inconsapevolezza che lo minano alla radice.

 

Le persone e le Istituzioni che vogliono combattere da subito questa situazione – in sinergia e collaborazione tra di loro - non mancano.

E’ auspicabile che i massimi decisori del nostro Paese se ne accorgano ed operino di conseguenza, ma nel frattempo  sarebbe proficuo organizzarsi in un network.

Che potremmo chiamare – senza prendere a prestito termini stranieri – “La buona educazione al risparmio".

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