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3/19/2015 | Massimo Morici
Sull'Eurozona soffia un vento nuovo? Dopo otto anni di crisi, i mercati azionari puntano decisamente al rialzo, l'ottimismo sta tornando e i consumi sono in ripresa. Sono finiti i discorsi sulla disgregazione dell'euro, sulla deflazione o sul rischio di "giapponesizzazione" per l'area comune. Anche il rischio di default o di uscita dall'eurozona della Grecia sembra suscitare una indifferenza quasi generale. Eccesso di ottimismo? “Bisogna ammettere che la situazione sul fronte che era meno previsto - i consumi privati - è notevolmente migliorata negli ultimi mesi” spiega Jean - Pierre Durante, responsabile della ricerca sui mercati finanziari Pictet Wealth Management.
Le vendite al dettaglio, fa notare il gestore, hanno registrato una forte accelerazione nell'ultimo quadrimestre (+0,4% anno su anno, al 3,7% a gennaio) e le aspettative dei consumatori sono ai migliori livelli da settembre 2007 a questa parte. Ciò si spiega con il significativo miglioramento dei fondamentali nel settore privato, dal mercato del lavoro in ripresa, salari in lieve progresso e calo dei prezzi dell’energia e ripresa dei prezzi delle abitazioni. Oltre a ciò le economie della regione hanno beneficiato del crollo del prezzo del petrolio e del deprezzamento dell'euro. Elemento chiave, sottolinea Durante, è il programma di allentamento quantitativo (QE) “al tempo stesso di grandi dimensioni e credibile”, anche perché quando la deflazione minaccia una economia, la sua banca centrale deve creare moneta.
Ma non sono tutte rose e fiori. “La produzione manifatturiera stenta ad accelerare – prosegue Durante - e ciò rende questa ripresa atipica. Generalmente, le uscite dalla recessione passano attraverso una accelerazione della produzione tramite le esportazioni, un fattore che innesca un ciclo di assunzioni e di investimenti”. Il gestore ricorda altri difetti: l'Europa avrà una crescita stimata a meno dell'1% all'anno, rispetto a più del 2% per gli Stati Uniti; le debolezze strutturali sono sempre presenti e, inoltre, senza la gamba fiscale, l'unione monetaria è incompleta e la deflazione continua a rappresentare una minaccia (14 paesi su 19 hanno una inflazione negativa). "Vi è pertanto – conclude Durante - il rischio che finito il periodo di euforia si ritrovi in un nuovo equilibrio costituito da un forte indebitamento, una crescita economica fiacca e un bilancio della BCE eccessivamente accresciuto”. Le attività finanziarie che hanno beneficiato dell'ondata di ottimismo rischierebbero in tal caso di apparire sopravvalutate.
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