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TCW: tempo di stabilità per gli emergenti?

3/24/2017

Nel mondo sviluppato domina un senso di incertezza, ma ci sono anche diversi fattori di grande sostegno per i mercati emergenti


Sui mercati globali attualmente domina un senso di incertezza che deriva, in gran parte, dal mondo sviluppato. Ciononostante, ci sono anche diversi fattori di grande sostegno per i mercati emergenti. Anzitutto, la crescita. “Dopo il 2013, abbiamo assistito a numerose riforme strutturali in diversi mercati emergenti. Ciò ha comportato notevoli miglioramenti degli outlook sulla crescita. Ancora più importante, lo spread tra la crescita economica dei mercati emergenti e quella dei mercati sviluppati si sta ampliando”, dichiara Penelope Foley, gestore del fondo TCW Emerging Markets Income Fund. L’allargamento di questo differenziale storicamente è sempre stato positivo per l’afflusso di capitali nel mondo emergente e per il rafforzamento delle valute emergenti rispetto al dollaro. Per la prima volta negli ultimi 5-6 anni, la crescita sta aumentando in maniera sincronizzata a livello globale: l’accelerazione dell’attività economica interessa non solo gli Stati Uniti, ma anche l’Europa e, seppur in maniera minore, il Giappone, oltre che gli emergenti.

 

Il secondo fattore a sostegno dei mercati emergenti è proprio quello della svalutazione delle valute locali nel corso degli ultimi tre anni, in media vicina al 30%. Sono due le conseguenze principali: le esportazioni sono diventate molto più competitive, mentre le importazioni sono diventate molto più costose. I paesi che nel 2013 registravano disavanzi delle partite correnti, ora hanno ridotto notevolmente i deficit o sono in surplus.

In terzo luogo, l’inflazione nei mercati emergenti ha rallentato notevolmente. Gli indici ora sono probabilmente pronti a ripartire, ma la reflazione sarà molto graduale. “Guardando alle maggiori banche centrali emergenti, ci aspettiamo che Argentina, Brasile, Cile, Colombia e Russia mantengano un atteggiamento accomodante, mentre India, Indonesia, Sudafrica e Tailandia rimangano neutrali. Sono quattro le banche centrali che dovrebbero invece alzare i tassi: Filippine, Turchia, Cina e Messico, ma anche qui i rialzi dovrebbero essere graduali”, continua Foley.

 

Tutti questi fattori di supporto aiuteranno i mercati emergenti a controbilanciare i timori politici ed elettorali che potrebbero scaturire dai prossimi sviluppi nei paesi sviluppati. Nel breve periodo, i rischi maggiori per i mercati emergenti potrebbero arrivare dalle politiche degli Stati Uniti (protezionismo, controllo delle frontiere). Per il momento, i progressi su questo fronte appaiono più lenti di quanto delineato in campagna elettorale e alcune delle politiche più aggressive sono state temperate. “Per quanto riguarda la politica monetaria della Fed, ci aspettiamo altri due rialzi quest’anno dopo quello del 15 marzo, probabilità che i mercati hanno prezzato al 75%. Assumendo che il ritmo delle strette monetarie resti relativamente graduale nel 2017 e 2018, ci aspettiamo che il debito degli emergenti performi bene in questo contesto, soprattutto alla luce del fatto che i rendimenti intorno al 5,5% risultano ancora interessanti rispetto al resto dell’universo del reddito fisso”, conclude Foley.

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