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T. Rowe Price: EM, Brasile e Vietnam tra i migliori

3/28/2017

A febbraio, i mercati azionari dei paesi emergenti hanno proseguito al rialzo, con una performance dell’indice MSCI Emerging Markets in aumento al 3,1%


A febbraio, i mercati azionari dei paesi emergenti hanno proseguito al rialzo, con una performance dell’indice MSCI Emerging Markets in aumento al 3,1%, portando il dato da inizio anno a +8,7%. Nel 2016 i performer migliori sono stati Brasile e Russa, ma nel 2017 le loro strade si sono separate: il Brasile si conferma uno dei mercati emergenti migliori, in aumento del 15,6% a fine febbraio, mentre la Russia si piazza tra i peggiori, avendo registrato un calo del 6,6%. A remare contro la Russia sono stati il calo di entusiasmo per le politiche di Trump, la riduzione delle sanzioni e lo stallo dei prezzi del petrolio.

 

Il mercato brasiliano ha registrato una lieve frenata dopo la vittoria elettorale di Trump, ma da allora ha recuperato terreno e superato i minimi toccati a gennaio 2016. “L’anno scorso, i nostri portafogli hanno beneficiato della forte posizione di sovrappeso consolidata in Brasile, ma anche del solido processo di selezione dei titoli. Ad oggi il paese continua ad essere il nostro maggiore sovrappeso. Da un punto di vista macro, l’economia non sta ancora crescendo, ma abbiamo individuato alcuni fattori positivi che pensiamo dovrebbero stimolare il ritorno in territorio espansivo nel 2018”, dichiara Leigh Innes, EM portfolio specialist della società. L’inflazione sta infatti scendendo e il ciclo di taglio dei tassi è in pieno svolgimento, il che dovrebbe sostenere gli utili delle società indebitate, anche in assenza di crescita dei ricavi. Attualmente, i multipli degli utili prospettici appaiono piuttosto elevati in un’ottica di breve termine e un qualche tipo di correzione non sarebbe una sorpresa. Nel lungo periodo, le società dovrebbero essere in grado di ottenere una crescita solida degli utili, man mano che il paese si lascerà alle spalle la peggior recessione della sua storia.

 

Tra i top performer dei mercati emergenti figura anche il Vietnam, dove la fiducia dei consumatori è elevata, la crescita economica solida e il settore bancario ha superato la maggior parte delle criticità legate al crash immobiliare del 2012. Rispetto alla maggioranza dei mercati di frontiera, il modello di crescita del Vietnam è fortemente legato alle esportazioni e gli investimenti diretti esteri (IDE) sono solidi. Il settore degli IDE ha pesato per il 71% dell’export totale nel 2015, stando ai dati del Ministero dell’Industria e del Commercio. “Nonostante il progetto sul Partenariato Trans-Pacifico (TPP) sia decaduto, crediamo che i rischi commerciali per il Vietnam siano minimi, visto che il costo del lavoro resta su livelli estremamente attraenti. Per il momento, quindi, seppur consapevoli di un incremento dei rischi, manterremo un’ampia esposizione sul Vietnam”, conclude Innes.

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