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Schroders: EM, riprende il ciclo virtuoso

4/7/2017

Nel 2017 stiamo assistendo all’accelerazione dell’uscita dal ciclo negativo e a una stabilizzazione della crescita


Nel 2013, quando la Fed iniziò lentamente il famoso “taper tantrum”, vale a dire la riduzione dell’allentamento quantitativo, furono le valute dei mercati emergenti a risentirne maggiormente, in quanto il dollaro iniziò un rally di circa il 20%.

 

Tra il 2013 e il 2015, la performance cumulata dell’indice sulle valute locali ha perso il 29,6%. Le valute dell’indice, in valore nominale, si sono deprezzate in media del 50%. A differenza di altri scenari fortemente negativi per gli emergenti, non c’è stato un singolo episodio catalizzatore, come la crisi del peso messicano nel 1994, la crisi finanziaria asiatica nel 1997 o un collasso azionario USA. Si è trattato piuttosto di un lento e doloroso deprezzamento. Ciò, sommato al fatto che l’asset class non ha subito un vero e proprio default o una crisi del credito, ha fatto sì che questo periodo venisse sottostimato e considerato come una dolorosa fase di aggiustamento, durante la quale, in generale, le riserve in valuta estera sono diminuite, l’inflazione è salita rapidamente e i tassi di interesse sono dovuti salire di concerto all’inflazione, mentre la crescita è scesa.

 

Il punto di svolta è stato a gennaio 2016, quando la Fed ha rinunciato a una serie di rialzi dei tassi in risposta ai timori per la crescita globale e il dollaro si è stabilizzato. L’indice sulle valute locali emergenti è salito del 9,9% nell’anno, cioè in linea con il resto degli altri indici sugli emergenti. Oggi, la Fed sta alzando i tassi, ma anche le banche centrali di altri mercati sviluppati stanno andando nella stessa direzione. In più, l’attenzione dell’amministrazione Trump per il commercio sta limitando il dollaro.

 

“Il 2016 è stato quasi come un anno di recupero. Nel 2017, stiamo assistendo all’accelerazione dell’uscita dal ciclo negativo. Ammesso che la crescita dei mercati emergenti si stabilizzi a un tasso doppio rispetto a quella dei paesi sviluppati, l’inflazione degli emergenti sta scendendo sotto i livelli di quella delle economie avanzate. Ciò sta rendendo i tassi di interesse reali molto attraenti, soprattutto in confronto a quelli dei mercati sviluppati, e sta attirando capitali. Di conseguenza, le valute emergenti si stanno rafforzando e le rispettive banche centrali hanno spazio per tagliare i tassi di interesse. Inoltre, le riserve in valuta estera stanno aumentando, ponendo le basi per un miglioramento della qualità del credito”, analizza James Barrineau, co-head of emerging markets debt relative.

 

“Vista la gravità del crollo valutario che ha preceduto questo periodo, la strada verso la ripresa di un ciclo virtuoso sembra lunga. Il trend dell’inflazione acquista dunque importanza, in quanto la convergenza suggerisce che i tassi reali su base comparativa continueranno a essere attraenti nei mercati emergenti durante il corso del ciclo di apprezzamento valutario. Nel frattempo, la qualità del credito complessiva degli emergenti rispetto ai mercati sviluppati dovrebbe continuare a migliorare. Non a caso, gli ultimi dati di EPFR Global sui flussi di denaro verso i fondi di investimento retail hanno messo a segno l’incremento maggiore dallo scorso luglio. Per questo, anche se gli spread del debito in dollari quest’anno hanno iniziato l’anno a livelli storicamente elevati rispetto ai mercati avanzati, il miglioramento della qualità del credito degli emergenti suggerisce che possano ridursi ulteriormente”, conclude Barrineau.

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