La Mifid II impone a tutti: (1) maggiore trasparenza verso i clienti finali, che dovranno essere consapevoli dei costi che accompagnano i propri investimenti. Ma anche della destinazione dei propri risparmi (concentrarsi solo sui costi potrebbe spingere molti risparmiatori a non muoversi oltre i conti deposito); (2) maggiore chiarezza nel rapporto tra reti ed SGR. Nessuno dovrà avere un ruolo dominante, la partnership tra produttori e distributori dovrà essere sempre più paritaria e finalizzata in maniera chiara a un’offerta di qualità verso il cliente; (3) maggiore rigore nella relazione tra società mandanti e consulenti finanziari. Ingaggi, retrocessioni, logiche di reclutamento dovranno trovare un nuovo equilibrio per non trasformare questo settore in un eldorado per pochi eletti e mettere al centro del servizio la professionalità e non solo ed esclusivamente la masse di patrimonio totale gestito da ogni singolo consulente. Detto in altre parole: la Mifid II chiede una trasformazione profonda dell’industria del risparmio gestito e della consulenza finanziaria che dovrà confrontarsi con un’inevitabile riduzione dei margini nel corso dei prossimi due anni: tutti gli attori dell’industria dovranno assumere atteggiamenti virtuosi e rispettosi del valore del risparmio degli italiani. Un assioma condiviso da tutti ma che spesso viene accompagnato da un corollario meno condivisibile e che rasenta il “populismo”, ovvero: “con la Mifid II l’industria della consulenza finanziaria deve smettere di tradire il risparmio degli italiani, come fatto in questi anni”. Sempre più spesso, in questo ultimo anno, abbiamo letto, soprattutto sulla stampa generalista, articoli volti ad accusare tutto il settore, e in primis gli ex-promotori finanziari, di essere una categoria poco attenta alle esigenze dei clienti e caratterizzata da costi troppo elevati rispetto al servizio offerto. 

 

Gli attacchi verso le reti e i fondi comuni dimenticano però che la direttiva europea nasce per spingere verso un livello di servizio elevato tutti gli attori che hanno l’importante compito di soddisfare un bisogno “primario” degli italiani: la gestione del risparmio. E gli attori coinvolti in questo processo non sono solo le reti e le SGR, ma anche, ad esempio, le banche, le poste e le assicurazioni (non dimentichiamo che la Mifid II entra in un disegno europeo più ampio che vede agire contemporaneamente anche altre direttive). Solo partendo da questa consapevolezza si può evitare il populismo che porta il dibattito verso un’inutile “caccia alle streghe” che vede finire nel mirino soprattutto gli ex-promotori finanziari e le commissioni dei fondi comuni. Ma la caccia alle streghe porta sempre con sé grande sfiducia e molto panico. E il panico è nemico della cultura. Peccato che quando si parla di risparmio la vera sfida è incrementare, contemporaneamente, la professionalità del settore e la cultura finanziaria delle famiglie italiane. 

 

Ecco perché serve maggiore chiarezza quando si parla di Mifid II. Cambierà veramente il mondo della consulenza finanziaria e del risparmio gestito con la nuova direttiva? Come? In quanto tempo? E, soprattutto, quanto sarà alto il prezzo da pagare per rispettare la nuova normativa? Sono queste le grandi domande alle quali risponderemo mercoledì 15 novembre alle ore 15.00 con una nuova puntata di AdvisorTalk, il webinar che vedrà la partecipazione di Emanuele Bellingeri (iShares) ed Eugenio Periti (MPS). "Chi pagherà il prezzo della MiFID II?" sarà questo il titolo di AdvisorTalk, durante il quale, in diretta, tutti potranno porre le proprie domande agli ospiti presenti in studio e aiutarci a sciogliere gli ultimi grandi dubbi che accompagnano l'ormai imminente entrata in vigore della direttiva. Non perdete l'appuntamento. Basterà collegarsi alla home page del sito e seguire le istruzioni per seguire la diretta video.