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12/19/2017 | Greta Bisello
Poche le sorprese in questi ultimi giorni del 2017, bassa volatilità e un'inflazione tenuta sotto controllo a livelli altrettanto bassi. Con il cambio di rotta nella politica monetaria delle banche centrali, questo trend potrebbe essere destinato a finire.
Il contesto macroeconomico si è mantenuto stabile per tutto l’anno anche grazie alla crescita sincronizzata e globale. Il mercato del lavoro ha fatto registrare dati vigorosi soprattutto negli Stati Uniti, così come robusti sono stati iPMI dell’eurozona.
Dall’altra parte i rendimenti dei titoli di Stato dei mercati sviluppati hanno mostrato un andamento laterale per tutto l’anno secondo i dati fatti registrare dal bond bulletin di JP Morgan, il tasso sui Bund tedeschi a 10 anni ha oscillato all’interno di un intervallo di 44 punti base (pb) da inizio anno, mentre nello stesso periodo quello del Treasury decennale ha ceduto solo 4 pb. Persino nel Regno Unito, dove la situazione politica e i negoziati sulla Brexit hanno creato notevole incertezza, i rendimenti dei Gilt a 10 anni hanno accusato una variazione di soli 2 pb dai livelli di inizio anno, passando dall’1,24% all’1,22% (tutti i dati sono aggiornati al 12 dicembre).
Il 2018 potrebbe portare turbolenze per gli investitori obbligazionari, come il possibile ritorno dell’inflazione che preoccupa la stabilità dei mercati. Soprattutto se dovesse verificarsi un rialzo dei tassi delle banche centrali che dovranno continuare a mantenere il precario e difficile equilibrio raggiunto per quest’anno.lungo il corso di questo anno.
J.P. Morgan continua a privilegiare gli attivi di rischio, in particolare i settori che dovrebbero beneficiare della costante sete di rendimenti, tra cui i titoli di capitale subordinati delle banche europee e le obbligazioni High Yield globali.
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