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I robo advisor? Un pericolo da "tenere d'occhio"

6/24/2017

Anasf, Assoreti e Assogestioni nella risposta alla consultazione della Commissione Europea sul Fintech invitano a non abbassare la guardia quando si parla di "fintech".


Si è chiusa lo scorso 15 giugno la consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea sul documento “FinTech: A more competitive and innovative European financial sector”, volta a ottenere commenti sull'impatto che le nuove tecnologie stanno avendo sui servizi finanziari. 

 

Il documento in consultazione ha fornito indicazioni circa le azioni necessarie per la creazione condivisa di un mercato dei servizi FinTech sicuro e competitivo in tutta l’Unione europea e, attraverso un questionario, ha chiesto suggerimenti e contributi su quattro obiettivi legati ai servizi finanziari tecnologici: favorire l'accesso per i consumatori e le imprese; abbattere i costi operativi e aumentare l'efficienza; creare e rendere il mercato unico di tali servizi più competitivo, diminuendo le barriere all'entrata; bilanciare maggiormente la condivisione e la trasparenza dei dati, le esigenze di sicurezza e di privacy.

 

Non sono mancate le opinioni dall'Italia. In particolare hanno partecipato in maniera attiva le tre associazioni del mondo del risparmio gestito e della consulenza finanziaria Anasf, Assoreti e Assogestioni. Diversi i punti affrontati dalle tre associazioni ma su un fronte hanno dimostrato di avere un'opinione comune: la necessità che le autorità di vigilanza europee e nazionali dedichino maggiori attenzioni al mondo della consulenza finanziaria automatizzata. 

 

"Il ruolo crescente della consulenza finanziaria automatizza richiede un maggiore controllo da parte delle autorità di vigilanza europee e nazionali" scrive senza troppi giri di parole Assogestioni che evidenzia la necessità di garantire che l'utilizzo di strumenti on-line non si traduca in una elusione dei "requisiti normativi che si applicano agli operatori tradizionali". In particolare Assogestioni ha evidenziato l'importanza di "evitare qualunque situazione in cui il servizio di consulenza finanziaria automatizzata possa essere opportunisticamente qualificato come consiglio generale o attività di marketing".

 

Gli fa eco Assoreti che, nel documento inviato in risposta alla consultazione pubblica della Commissione Europea, ha tra le altre cose richiamato l'attenzione sul rischio che i millennials "possano eccessivamente fidarsi dell'uso della tecnologia in campo finanziario e di conseguenza possano facilmente cadere nella trappola di overconfidence, una delle principali patologie comportamentali che possono portare i millennials ad effettuare investimenti inadatti". Per questo Assoreti ricorda il valore del consulente finanziario che può stabilire "un rapporto fiduciario" con il cliente e guidarlo e assisterlo anche nella "gestione di sistemi automatizzati". Insomma difficilmente, secondo Assoreti un algoritmo "sarà in grado di sostituire i consulenti nell'attività di interpretazione delle esigenze specifiche dei clienti".

 

Opinione ampiamente condivisa da Anasf che, nel documento inviato alla Commissione Europea, scrive: "i dispositivi automatizzati possono essere utili nel primo stadio del processo di consulenza, ma nelle fasi successive essi vanno completati con un servizio effettivamente personalizzato, grazie all’interazione con un consulente umano. È assai probabile che sarà questa forma di semi-automazione (robo-for-advisors) a segnare il futuro e a soddisfare i bisogni degli investitori: un processo in cui gli investitori conferiscono tutti i dettagli rilevanti per mezzo di dispositivi automatizzati, per poi fare riferimento a un consulente umano".

 

Non solo. Secondo Anasf, infatti, "l’eccessiva fiducia nell’impiego dell’intelligenza artificiale (e nell’infrastruttura algoritmica sottostante) può portare a una standardizzazione 'inflazionata' delle profilature dei clienti e, di conseguenza, a comportamenti di investimento 'di gregge' e pro-ciclici. Di conseguenza, è improbabile che un algoritmo (es. Excel) basato su un numero dato di variabili riesca davvero a soddisfare i bisogni di tutti i cittadini europei. Inoltre, gli algoritmi alla base dei dispositivi automatizzati richiedono controlli completi e revisioni per evitare che essi diventino delle “scatole nere” senza alcuna forma di vigilanza: ad es., gli algoritmi possono essere strutturati per favorire la distribuzione di prodotti che generano maggiori ricavi per le piattaforme di distribuzione, a detrimento della tutela del cliente. Alla luce di questi pericoli, il futuro non deve essere “nelle mani” dei robo-advisor: è più plausibile che la semi-automazione (robo-for-advisors) segni il futuro e sia tale da soddisfare i bisogni degli investitori".

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